Antropo-logica. Il laboratorio di ricerca di Alberto Cirese

Il progetto di trasformare l’intera opera del grande antropologo Alberto Cirese un unico complesso iper-testo, che permetta di renderla fruibile così come lui avrebbe voluto e come ci ha chiesto di fare - concedendoci i diritti digitali per questo scopo - , è nato dopo una lunga frequentazione dei  suoi corsi, dopo una laurea con lui e dopo una non di meno lunga collaborazione in numerosi corsi e seminari.

L’idea definitiva, di creare un Sistema di Studio Reticolare che integri un molteplice oggetto di studio con un multiprospettico strumento di studio, per poter leggere e rileggere, ovvero studiare da molteplici prospettive, tutti i suoi saggi, i suoi manuali, le sue lezioni, valorizzando la sua opera per le stesse qualità con cui lui l’ha concepita in una vita di studi, si è poi sviluppata durante una frequentazione quotidiana fatta di riflessioni metodologiche a margine di studi condivisi, nonché di progetti in cui lo avevamo coinvolto sia come formatore dei nostri nuovi collaboratori sia come supervisore metodologico della struttura logica dei nostri Sistemi.

Ma il legame tra noi e il nostro mentore e maestro è iniziato nel momento in cui, ancora studenti, gli mostrammo che cosa stavamo cercando di fare per valorizzare archivi di autori e studiosi che avevano lavorato con lo stesso rigore logico da lui perseguito nelle sue ricerche, e che avevano costruito di fatto un sistema di correlazioni implicite interno ed esterno alla loro stessa opera. Nonostante avessimo appena creato l’Istituto MetaCultura, egli apprezzò subito la qualità metodologica, oltre che tecnologica, dei nostri prototipi, e volle conoscere più da vicino l’attività da noi svolta per capire in che modo potesse aiutarci compiere un salto qualitativo. Così, dopo essere stato nostro maestro, egli volle essere nostro collaboratore, unendo il suo nome al nostro nella ricerca intorno alle strutture logiche dei Sistemi Cognitivi ipertestuali. Ma a noi interessava anche la sua stessa opera come oggetto ideale da trattare ipertestualmente. E lui rimase sorpreso e onorato - data la sua esemplare modestia - che noi considerassimo i suoi studi degni di essere trattati nel medesimo modo con cui stavamo trattando quella di William Shakespeare o di Lewis Carroll o di Italo Calvino.

Quello che lo colpì immediatamente vedendo i nostri Sistemi, fu che anche un’opera come quella di Shakespeare, inequivocabilmente artistica e non nata certamente con finalità manualistiche, potesse trasformarsi in manuale scientifico di narrazione per consentire ai suoi lettori e studiosi, ma soprattutto agli aspiranti autori, di apprendere le straordinarie competenze del drammaturgo più famoso e apprezzato al mondo, per comprendere le sue  soluzioni e scoprire i principi con lui le aveva elaborate.

Nel caso di Cirese, come in quello di altri umanisti contemporanei, quali Italo Calvino o Henri Laborit, l’operazione era facilitata dal fatto che ogni scritto era già stato concepito e articolato scientificamente in nodi logici già pronti per entrare a far parte di una rete di correlazioni interne ed esterne all’opera,  concepita essa stessa come un Sistema.

Lui stesso, vedendo quali vantaggi traessero le opere di alcuni autori dal processo di reticolarizzazione, concluse che anche la sua opera avesse le medesime qualità, «pre-elettroniche», di altri oggetti ideali, particolarmente adatti per farne nuove edizioni elettroniche e  includerli in Sistemi di Studio Reticolare.

In effetti, sin da quando l’avevamo studiata, noi ci eravamo fatti l’idea che l’opera di Cirese possedesse tutte le caratteristiche per essere trasformata in un sistema ipertestuale, essendo stata da lui stesso concepita come una rete meta-testuale di relazioni, sia tra i suoi saggi, sia tra i suoi saggi e i suoi oggetti di studio (cioè gli studi degli antropologi suoi maestri o colleghi con cui egli dialogava direttamente o indirettamente attraverso la sua opera meta-saggistica).

Questa convinzione di una presupposta idoneità digitale intrinseca nella sua opera lo rese molto orgoglioso, e fu lui a sollecitarci a lavorare sul corpus dei suoi scritti mentre lui stesso - con una squadra di stagisti reclutata e addestrata allo scopo - contribuiva a raccoglierlo, digitalizzarlo e implementarlo con nuovi contributi.

Anche se i suoi scritti erano sparsi in tanti articoli, saggi, volumi, e alcuni di essi erano ancora inediti, tuttavia era chiaro che erano nati tutti con l'intento di essere non solo riuniti ma anche correlati - esplicitamente, reticolarmente e metatestualmente - con metatesti preparati ad hoc per agevolare l’esplorazione delle correlazioni e per argomentare la natura delle correlazioni.   

Quando ancora nei lontani anni ’80 gli mostrammo alcuni esperimenti di correlazione ipertestuale tra i sui scritti metateorici e altri in cui applicava, su oggetti parentologici, quello che aveva definito e rigorizzato nei suoi scritti sui presupposti metodologici interdisciplinari dell’indagine antropologica, egli ne fu entusiasta e ci invitò a continuare.

Quando iniziammo a lavorare più sistematicamente sul corpus dei suoi scritti non fu solo lui a farci da guida, ma anche il suo manuale Cultura egemonica e Culture Subalterne. Ma non dovete pensare solo all’argomento, in parte esso stesso di natura metodologica e perciò utile a definire i criteri di correlazione tra gli scritti di Cirese. Era soprattutto l’articolazione logica rigorosa di quel manuale a ispirarci: essa da un lato consentiva e da un altro addirittura invitava il lettore-studente a rileggere la stessa materia di pertinenza antropologica da diverse ed esplicite angolazioni. Considerando questo aspetto del suo manuale, si poteva comprendere più chiaramente come mai, rispetto ad altri manuali, questo fosse tanto adottato e apprezzato: era  costruito logicamente come un ipertesto, anche se pubblicato in forma cartacea.

Un altro stimolo a intraprendere il progetto di un’edizione reticolare degli scritti di Cirese, che li sistematizzasse in modo da agevolarne lo studio da diverse prospettive e permettesse di distinguere le sue riflessioni teorico-metodologiche dalle sue applicazioni in studi su diversi oggetti di pertinenza antropologica, ci veniva dal suo apporto metodologico ad uno studio collettivo: “Il testo moltiplicato”. Si trattava di una raccolta di saggi che sulla carta si proponeva come un’analisi multiprospettica di un   medesimo racconto di Boccaccio - La novella di Lisabetta, dal “Decameron”; ma grazie all’intervento di Cirese essa appariva più interessante, considerandola come oggetto di riflessione metateorica sui presupposti metodologici degli studiosi e sulla complementarità degli apporti disciplinari di ciascuno studioso. Quel progetto editoriale evidenziava i limiti di studi umanistici che non nascessero - come quelli di Cirese - da una preliminare riflessione metodologica sugli strumenti di analisi.

Il progetto di riedizione digitale, in un unico testo composito, di tutta l’opera di Cirese, si è espanso negli anni con l'ambizione di fare della sua opera una risorsa per creare un «Iper-manuale di Scienze Antropologiche»; un manuale che assumesse ad oggetto gli studi dei grandi antropologi esplicitando i loro metodi e correlandoli alle usanze da loro prese in esame.

In questo senso si può dire che l’edizione reticolare dell’opera di Cirese ne sia   il presupposto, dal momento che essa costituisce lo strumento per poter prendere in esame il modo di lavorare degli antropologi, che a loro volta prendono in esame il modo di concepire il mondo di società lontane nel tempo e nello spazio, soprattutto quelle più lontane dai modi di vita degli stessi antropologi.

Ad aiutarci in questo cammino, e a invitarci a realizzare questa impresa, è stato  lo stesso Cirese, che, oltre a metterci a disposizione i diritti digitali di tutti i suoi studi per l’utilizzo educational non profit che ne volevamo fare, ci ha insegnato a trattare la sua stessa opera, mostrandoci con orgoglio come essa fosse stata concepita reticolarmente da   lui stesso, soprattutto in quelle parti che avrebbero costituito un buon punto di partenza per cominciare a tessere la struttura del sistema, portando esempio il suo manuale Cultura Egemonica, concepito come un oggetto e uno strumento da rileggere da molteplici prospettive e come una bussola per esplorare documenti d’archivio al di fuori di esso.

La logica reticolare con cui erano stati scritti i saggi da Cirese ci poteva aiutare   a superare gli ostacoli nella realizzazione dell’Edizione Reticolare e del Sistema di Studio. Tuttavia gli stessi scritti, che ci offrivano connessioni anche esplicite ad altri scritti realizzati in precedenza, ci sfidavano a trovare connessioni implicite con opere scritte successivamente, cioè a creare i link in uscita verso testi non ancora scritti al tempo in cui quelli erano stati realizzati.

L’impresa richiedeva un'adeguata preparazione metodologica interdisciplinare, una conoscenza approfondita dell'opera di Cirese e dei suoi presupposti teorici scientifici. D’altro canto la complementarità degli studi Ciresiani ci incoraggiava a scoprire e rappresentare il labirinto cognitivo. Era chiaro che ogni suo lavoro era pensato reticolarmente e a livelli, e conteneva esplicite o implicite correlazioni sia con le teorie epistemologiche da lui presupposte che con gli studi antropologici e le consuetudini prese in esame dagli antropologi negli studi oggetto dei meta-studi da lui condotti.

Così abbiamo cominciato a creare il reticolo logico e a riorganizzare tutti suoi scritti e le sue  lezioni come un’unica opera: un Sistema di Studio dal quale si potessero raggiungere tanto i presupposti teorici dei suoi studi quanto i suoi oggetti di studio; ma anche un Sistema a cui si potrà giungere dal Meta-Sistema da noi elaborato per prendere in esame il modo con cui Cirese tratta la materia antropologica e prende in esame, a sua volta, il modo con cui gli antropologi suoi maestri hanno condotto le loro ricerche.

Il lavoro, iniziato con Cirese ancora in vita, è stato rallentato solo dalla necessità di completare la digitalizzazione di quella parte della sua opera ancora disponibile solo in forma analogica, e inoltre dalla difficoltà di reperire alcuni suoi lavori sparsi tra riviste, convegni e altro ancora.

Cirese, affidandoci il suo archivio digitale, ha facilitato l’operazione almeno nella fase iniziale prototipale. Ora spetta a noi completare il lavoro, onorando le sue   volontà e trasformando l’opera di un nostro maestro in un manuale per i nostri allievi.

Per implementare l’archivio delle risorse documentali contiamo anche di digitalizzare le registrazioni audio delle sue lezioni in nostro possesso, ma al contempo invitiamo chiunque ne abbia registrate autonomamente, o ne abbia ricevute in prestito da noi, di fornircele perché le si possa digitalizzare e integrare nel Sistema.

Da quando abbiamo iniziato ad occuparci dell’opera del nostro maestro abbiamo incontrato incomprensione, diffidenza, indifferenza, scetticismo, o addirittura l’ostilità soprattutto da chi avremmo pensato potesse essere nostro alleato nell’impresa. Negli anni abbiamo conosciuto tanti «Ciresiani» che non saprebbero spiegare le ricerche di Cirese, che non adottano i suoi libri né sviluppano i suoi progetti, che considerano i suoi lavori “superati” e che addirittura spingono in ben altre direzioni la ricerca antropologica rifiutando la rigorizzazione metodologica da lui praticata e insegnata, ma pur sempre continuando a vantarsi di essere allievi di Cirese. Nonostante questo attendiamo ancora con fiducia aiuti istituzionali, magari da altri Paesi, dove, come capita spesso, l’opera di un italiano brillante sia più apprezzata. Molto resta ancora da fare per completare l’impresa e passare alla seconda fase, che necessariamente potrà realizzarsi solo con il concorso di Enti interessati a sviluppare il piano dello studioso e il nostro, di allievi devoti al maestro che non vogliono far cadere nell’oblio la sua insuperata lezione metodologica.