Rossellini Cantastorie

In occasione del Centenario della nascita di Roberto Rossellini presentammo in forma di mostra e recital - per cantastorie e immagini in movimento - il progetto di un’edizione multimediale - rivolta ai ragazzi - del corpus di cortometraggi realizzati dall’autore cinematografico che più di altri, sia da vivo che morto, ha subito ogni tipo di strumentalizzazione ideologica, e che di conseguenza è ancora sottovalutato, addirittura  ignorato o sconosciuto ai più per quella parte dei suoi film che non si prestano a commemorazioni politiche.

Tra i tanti aspetti della sua attività di «umanista al tempo del cinema e della televisione» volevamo mostrare, con questo progetto, anche quello di autore, o meglio di cantastorie di novelle morali in forma audiovisiva, capace di recuperare e ridare vita a la tradizione delle antiche raccolte di favole di animali antropomorfi e di uomini in conflitto tra la propria natura animale e la propria umanità, per farne nuove varianti correlate ad esse.

L’idea del racconto esemplare, della favola morale, dell’apologo sui conflitti universali dell’animo umano attraversa tutta l’opera rosselliniana, d esempio drammatizzando una predica di San Bernardino per il suo Il Miracolo, i precetti francescani per il suo Francesco Giullare di Dio, recuperando le favole di animali  addirittura dal Panchatantra indiano per il suo India Matri Bhumi. Da queste operazioni nasce un decalogo, un’esplorazione e una mappatura dei sentimenti universali che attraversano le storie di ogni tempo e luogo. Questa idea è stata per Rossellini e per noi lo stimolo a proporre e riproporre questi cortometraggi sparsi e spesso non restaurati, a volte inseriti come episodi nei suoi film, agli inizi prodotti come episodi a se stanti per accompagnare lungometraggi. In ogni caso si  tratta di deliziosi racconti esemplari che si inseriscono come «voci» della sua «Enciclopedia dei sentimenti», uno dei piani della sua «Polienciclopedia della tradizione umanistica».

Questi racconti brevi hanno la forma del racconto filosofico, tanto caro a Rossellini da farne oggetto e stile della sua cinematografia. Se Rossellini ama mescolare il documentario con la finzione, lo studio antropologico con quello storico e con quello filosofico, in queste favole senza tempo troviamo o meglio ritroviamo lo spirito educativo, maieutico, socratico dei grandi studiosi e al contempo narratori dei dilemmi che tormentano l’animo umano. Ognuno di questi racconti ha la struttura logica del teorema, e unisce,  come nei racconti di tradizione orale, il proverbio alla  favola. Questo vuol dire che dal caso concreto siamo invitati a trarre insegnamenti di carattere generale, con i quali siamo poi invitati ad andare alla ricerca di altre applicazioni nella sua stessa opera e in quella dei suoi maestri e interlocutori non solo cinematografici.

Saltare da antiche favole a varianti contemporanee non solo letterarie è un esercizio che aiuta a mettere in moto la ragione, la capacità elaborativa della nostra mente nel ricercare connessioni tra storie che appaiono distanti e irrelate solo fino a quando non vengono «anatomizzate» - come direbbe Rossellini - per scoprire di cosa sono fatte e di conseguenza quali siano le loro parentele con altri racconti in base a molteplici denominatori comuni. Il piacere di andare a cercare dentro e fuori l’universo rosselliniano correlazioni tra racconti in base agli stessi principi morali e metodologici ci ha spinto a ricreare quel decalogo di decaloghi con cui Rossellini, attraverso il suo  esempio, aveva invogliato tanti altri autori a collaborare. Per noi che distanza di tanti anni abbiamo voluto riprendere a sviluppare il suo grande e incompiuto progetto polienciclopedico, è stato illuminante riannodare i fili del suo lavoro con quello di suoi lontani maestri e nondimeno dei suoi tanti colleghi ed eredi ispirati dalla sua concezione di racconto esemplare, tra cui Bergman Kieslowski, Rohmer, Resnais.

Uno dei modi per rendere espliciti questi fili invisibili tra racconti esemplari, in cui si inseriscono le storie brevi di Rossellini, è stato inserire queste ultime in «Sentieri Esplorativi» che le valorizzassero proprio attraverso il confronto e la correlazione con  altre novelle, in forma letteraria e pittorica. I correlati esterni che ci permettono di espandere e di dare la giusta dimensione e il giusto valore a questi progetti rosselliniani, fin troppo sottovalutati, provengono dalle prime raccolte di favole di animali antropomorfi, dal Panchatantra alle raccolte di Esopo Fedro e La Fontaine, ma anche dalle raccolte e riscritture di fiabe di tradizione orali da Basile ai Grimm a Calvino. Tutte queste novelle  hanno in comune la capacità di fare, di brevi narrazioni per ragazzi, uno strumento educativo e formativo enciclopedico, che da un lato racchiude, proprio come voleva Rossellini, il sapere di una Civiltà in forma di proverbi drammatizzati, e dall’altro consente a educatori e ragazzi di riflettere su come ogni buon intreccio narrativo manipoli la stessa materia di conflitti interiori e la attribuisca a personaggi leggendari che ne diventano portatori, campioni di quelle virtù e di quei vizi.

Il racconto filosofico trova qui una nuova vita, come film saggio, un vecchio e nuovo modo di raccontare con cui Rossellini, al pari di Welles, Bergman, Kieslowski, ha voluto dare l’esempio e al contempo fornire nuova materia per creare, all’interno del suo grande progetto polienciclopedico, un ingresso privilegiato per i ragazzi, i quali spesso già ai tempi di Rossellini, non conoscevano le favole e le fiabe, ma avrebbero potuto scoprirle e apprezzarle proprio attraverso le correlazioni con i suoi cortometraggi con attori umani e animali trattati come personaggi di cartoni animati, sul modello delle Silly Symphonies Disneyane, a loro volta debitrici della lezione dei grandi cantori di favole e fiabe di ogni tempo e luogo.