La Scienza Segreta dell'Arte Narrativa

Il nuovo Portale dell’Istituto MetaCultura dedicato allo Studio della Narrazione Artistica in ogni Forma Espressiva. Un Ambiente educativo e formativo rivolto a chiunque, per passione o professione, voglia scoprire e apprendere, insegnare e praticare la lezione metodologica racchiusa nelle opere dei Maestri.

Il nostro Istituto è nato con una vocazione educativa e formativa che è inscindibile dalla ricerca metodologica che conduciamo riguardo ai principi della narrazione artistica. La nostra attività riguarda tanto la progettazione e lo sviluppo di strumenti innovativi per la valorizzazione di archivi umanistici, quanto lo studio e la didattica della narrazione artistica.

I «Sistemi di Studio Reticolare», che abbiamo messo a punto in decenni di ricerche e sperimentazioni, ci permettono di raggiungere entrambi gli obiettivi, essendo concepiti per estrarre gli insegnamenti metodologici racchiusi in quei capolavori dell’arte narrativa che ricerchiamo, editiamo e restauriamo sia per renderli disponibili in edizioni fedeli alle intenzioni autoriali, sia per poterne linkare le articolazioni dai dai nostri Sistemi.

A questa attività si è sempre affiancata la conduzione di corsi, all’inizio solo in presenza poi in streaming live e podcast, con cui formiamo i nostri potenziali collaboratori, introduciamo educatori e a appassionati allo studio e alla didattica dell’arte narrativa, e diamo a tutti i nostri allievi la possibilità di seguire in diretta o in streaming tutti i passi delle nostre indagini ed esplorazioni testuali.

Anche l’attività che noi svolgiamo per contribuire alla diffusione dei nostri oggetti di studio in edizioni e in modalità di fruizione adatte alla loro complessità – un’attività che comprende edizioni digitali, mostre e spettacoli multimediali- da un lato crea interesse per i Sistemi da noi realizzati allo scopo di favorire lo studio di quegli oggetti, e da un altro soddisfa gli interessi suscitati negli utenti dai Sistemi stessi.

Tutte queste attività sono possibili anche perché, insieme alla progettazione e realizzazione dei nostri strumenti di studio, dedichiamo tempo alla sperimentazione delle soluzioni che adottiamo per realizzarli. 

Gli ambiti in cui sperimentiamo soluzioni, insieme metodologiche e tecnologiche, riguardano: la manualistica reticolare e interattiva per lo studio delle arti narrative, di cui i nostri «Sistemi di Studio Reticolare» continuano a rappresentare lo stato dell’arte; le mostre e gli spettacoli in forma poliespressiva e multimediale; la formazione e la didattica a distanza e interattiva; l’editing digitale l’edizione multimediale delle risorse che costituiscono gli oggetti di studio e di correlazione dei nostri Sistemi;  la distribuzione online di tutti i nostri servizi educativi e formativi, che trovate disponibili in questo nuovo Portale.

Grazie alla collaborazione con numerosi ma temporanei compagni di viaggio, siamo stati incoraggiati a sperimentare nel tempo diverse tipologie di servizi e prodotti, e grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie oggi finalmente possiamo renderli tutti disponibili online:

I Sentieri esplorativi

Le partnership istituite con Enti teatrali, con Scuole e con Università, ci hanno indotto a perfezionare negli anni un modello metodologico e tecnologico di viaggio intertestuale tra opere, di ogni tempo, luogo, e forma espressiva, implicitamente correlate tra loro in base a principi narrativi condivisi. Attraverso queste esplorazioni che fanno emergere i modelli logici e archetipici da cui sono scaturite le innumerevoli varianti, i nostri utenti arrivano a comprendere come è fatto un capolavoro preso in esame, confrontandolo con altri solo apparentemente simili ad esso e con altri ancora non immediatamente riconducibili ad esso ma strutturalmente imparentati con esso. Percorrendo i Sentieri Esplorativi i nostri utenti riscoprono opere da loro già conosciute ma di cui non immaginavano relazioni con quella presa in esame. E via via che scoprono perché hanno apprezzato opere che per come sono fatte possiedono almeno in una parte meccanismi condivisi con quella presa in esame arrivano a comprendere indirettamente attraverso di esse l’architettura di un’opera che inizialmente avevano considerato sconosciuta. Questo percorso di avvicinamento ai classici attraverso testi almeno in parte già conosciuti dai fruitori si basa sulla scoperta progressiva di principi e soluzioni che consentono una comparazione in base ad elementi e regole della progettazione narrativa e compositiva. Così gli utenti possono di apprezzare le soluzioni narrative ed espressive utilizzate dai più grandi autori nel creare i loro capolavori, mettendole a confronto con le soluzioni ottenute – sottoutilizzando le possibilità offerte dai medesimi meccanismi – da parte di autori che hanno realizzato implicite – e spesso anche inconsapevoli – riduttive imitazioni, prive delle medesime qualità artistiche

Le Mostre multimediali

Grazie a collaborazioni con Enti museali e Teatrali abbiamo potuto allestire, negli anni, diverse esposizioni multimediali dedicate al contempo a grandi testi classici e ai contributi di grandi artisti per rappresentarli, illustrarli, metterli in scena e riscriverli. Mostre come quella dedicata al “Ciclo dell’Anello del Nibelungo” di Richard Wagner – rappresentato per immagini da Franz Stassen e Arthur Rackham – organizzata in collaborazione con l’Associazione Wagner di Venezia e il Teatro La Fenice, o la Mostra dedicata a “La Tempesta” di William Shakespeare attraverso le immagini di Edmund Dulac e Arthur Rackham, o ancora la grande Mostra allestita per il “Centenario della nascita di Roberto Rossellini”, dedicata al grande progetto umanistico di Rossellini rappresentato attraverso le immagini dei suoi maestri, ispiratori, e fotografi di scena, tutte queste occasioni ci hanno permesso di sperimentare un tipo di narrazione multiespressiva, per testi letterari e immagini, che ci ha consentito di far interagire gli uni e le altre sia in percorsi fisici, in sala, sia in percorsi multimediali, recitati e animati, complementari alle esposizioni fisiche e messi a disposizione degli utenti su disco e attraverso la Rete Internet.

Gli Spettacoli poliespressivi

Grazie alle partnership con Teatri Musicali e Conservatori abbiamo potuto realizzare alcuni spettacoli dal vivo, e successivamente in streaming online, in cui abbiamo sperimentato l’integrazione tra più piani espressivi e mediali nello stesso evento, anche facendoli interagire dal vivo. Uno spettacolo come Storia di Babar l’elefantino nato dall’integrazione tra le storie per immagini e parole di Jean De Brunhoff, dalla partitura musicale composta da Francis Poulenc, e dai tanti film di animazione realizzati successivamente, ci ha permesso di realizzare un’esperienza mai stata realizzata prima, e di offrirla agli studenti e insegnanti che avevano adottato il nostro «Sistema di Studio Reticolare» relativo allo stesso oggetto. Un’orchestra formata da giovani musicisti europei, riuniti e formati utilizzando fondi comunitari, suonava dal vivo interagendo con voci recitanti di piccoli attori, anch’essi formati per partecipare all’evento, mentre noi simultaneamente montavamo e proiettavamo migliaia di sequenze tratte da film o ricavate animando le tavole di De Brunhoff, e le sincronizzavamo dal vivo con la musica dell’orchestra.
Per il “Centenario Rossellini” abbiamo realizzato uno spettacolo composito per far interagire tra loro le riscritture varianti di Rossellini e Poulenc tratte dal progetto La voix humaine di Jean Cocteau.
E sempre per il “Centenario Rossellini” abbiamo realizzato un film e una mini serie rimontando – come avrebbe voluto fare lo stesso Roberto Rossellini – diversi suoi film in un unico «racconto corale» – “ Tra occupazione e liberazione” – ed espandendo poi il progetto per farne un affresco multimediale composto, oltre che dai testi audiovisivi e letterari dello stesso Rossellini, anche da quelli di suoi interlocutori a distanza, studiosi e narratori.

Le Edizioni Reticolari di classici della narrazione artistica e scientifica

Dal momento in cui l’Istituto ha potuto godere dei diritti per uso educational di alcuni importanti testi scientifici come quelli del nostro mentore Alberto Cirese o come quelli di Roberto Rossellini, e dal momento in cui sono entrate nel «pubblico dominio» opere create per l’infanzia come quella di Jean De Brunhoff, l’Istituto si è impegnato nel mostrare come si possa ripensare l’«edizione» da un lato di manuali di studio, per renderli più agevoli a tale scopo, e dall’altro di testi narrativi artistici, mostrando che – al di là di ogni aspettativa – non solo i primi possono essere maggiormente valorizzati una fruizione non lineare. La nostra edizione dell’opera di Jean De Brunhoff, correlata al «Sistema di Studio Reticolare» ad essa dedicato, ha mostrato come l’edizione reticolare online esalti, anziché limitare, le possibilità sperimentate dagli stessi editori storici dell’opera di De Brunhoff, che la pubblicarono in molteplici articolazioni di diverso livello, ma sempre inadeguatamente, a causa dei limiti dei mezzi analogici e di una pregiudiziale concezione di lettura lineare dell’opera narrativa, che condiziona le possibilità di apprezzarne le stesse qualità artistiche.

I Sistemi di Studio Reticolare

Sin dai primi fallimentari tentativi della cosiddetta “Editoria Elettronica”, nata offline e poi «adattata» all’online, ci siamo sentiti sollecitati ad elaborare e a far conoscere nuove soluzioni metodologiche e tecnologiche, più adatte a favorire lo studio dei testi artistici e scientifici a tutti i livelli, da quello educativo scolare a quello professionale, e rivolte sia a studenti e insegnanti, sia a studiosi e autori.

A tale scopo abbiamo coinvolto gli educatori disponibili e interessati a sperimentare i nostri prototipi con diversi tipi di utenti.
Di seguito abbiamo voluto fornirvi maggiori informazioni sui Sistemi di Studio Reticolare, perché ad essi abbiamo dedicato la maggior parte della nostra attività e delle nostre risorse, dal momento che l’Istituto stesso è nato con l’ambizione di contribuire a realizzare i nuovi strumenti di studio del futuro.

Quando iniziammo la nostra attività eravamo concentrati sul mostrare, in particolare agli insegnanti, come praticare una «didattica trasversale della composizione e della narrazione» che stimolasse lo sviluppo dell’«intelligenza» e al contempo l’acquisizione di tutte quelle «capacità metodologiche» necessarie per poter trattare testi di ogni natura, a dispetto delle «divisioni settoriali» scolastiche, soprattutto tra le «materie» considerate di pertinenza scientifica e quelle di pertinenza umanistica.

Già allora volevamo mostrare come lo studio delle «correlazioni» tra testi distanti tra loro, attraverso l’identificazione di «principi universali condivisi», avrebbe riaperto nella scuola una prospettiva di studi umanistici basata sull’integrazione tra scienza e arte e con un’attenzione particolare allo sfruttamento ottimale delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie.

L’idea di costruire «Sistemi di Studio Reticolare» precede e prepara, nella nostra «Storia», la ricerca , lo sviluppo e l’impiego delle tecnologie più adatte per attuarla. Quando ancora eravamo necessariamente offline e addirittura legati a supporti analogici, avevamo già ipotizzato e iniziato a praticare un’attività di studio e didattica propriamente «reticolare»: sfruttavamo la «disposizione fisica» degli oggetti di cui volevamo studiare e rappresentare le implicite correlazioni, e al contempo facevamo un uso «meta-iper-testuale» della «scrittura scientifica» per creare reticoli «logici» – prima che «tecnologici» – di relazioni tra oggetti esterni (ai nostri reticoli) fisicamente distribuiti su diversi supporti analogici e depositati in archivi, biblioteche musei (n.b. con l’espressione “meta-iper-testi” ci riferiamo a testi che parlano delle relazioni tra testi, o più esattamente testi da noi elaborati in forma di studi scientifici per spiegare la natura delle correlazioni tra i testi artistici oggetto di studio). A tale scopo usavamo sia una nostra rappresentazione delle rispettive «posizioni» e dei «nessi logici», sia le «articolazioni dei documenti» pensate dagli autori e rese accessibili nelle edizioni da noi consultate (attraverso riferimenti agli «atti», alle «scene», ai «capitoli», ai «paragrafi», alle «pagine», al «time code», alle «sequenze», alle «tracce» audio, …).

In quel periodo, dal momento che la «reticolarità» di cui parlavamo era esclusivamente «logica», le nostre lezioni e i nostri studi erano articolati in tante parti con una «codificazione alfanumerica» tale che consentiva, da ogni punto di ogni nostro studio, di saltare – sia con la memoria sia con lo spostamento fisico – ai «presupposti» e agli «sviluppi» contenuti in altre parti (pagine dello stesso studio) o in altri studi. I nostri studi meta-iper-testuali contenevano inoltre rimandi a indirizzi fisici relativi a quelle sole parti degli oggetti di studio correlate indirettamente tra loro attraverso gli stessi nostri studi. Ma ogni utente doveva viaggiare «materialmente» per fruire degli oggetti di cui parlavamo; per coglierne le correlazioni doveva acquisirli interamente e doveva accettare le condizioni di acquisto/fruizione imposte del mercato o dagli archivi fisici dei detentori degli originali/copie e/o dei relativi diritti di accesso (soprattutto nel caso di libri e video inediti o non più editi disponibili sono in alcune biblioteche, in archivi specifici o nel mercato dell’antiquariato/usato), così da poter accedere alle parti da noi correlate attraverso i nostri studi. In altre parole noi creavamo dei «viaggi ipertestuali virtuali» tra testi oggetto di studio, presupponendo che l’utente dovesse possedere copia di quei testi o che la avrebbe acquisita per poter leggere/visionare/ascoltare le parti correlate durante il viaggio conoscitivo. Noi ovviamente avevamo nella nostra Bibliomediateca fisica copie regolarmente acquisite di tutti i testi oggetto di studio, e potevamo così elaborare i viaggi virtuali sulla base della conoscenza degli oggetti di studio che connettevamo tra loro anzitutto con la memoria e poi con estratti (per uso educational) posizionati lungo i nostri viaggi esplorativi. Il nostro libro dedicato all’opera di Ernst Lubitsch – intesa e trattata come «Sistema di variazioni» – o quello dedicato alla “Conversazione ininterrotta” tra Truffaut e Hitchcock – intesa e trattata come un potenziale manuale ipermediale di narrazione audiovisiva – sono esempi di questa procedura. Il Manuale di Scienze Demo-Etno-Antropologiche “Cultura egemonica e culture subalterne” scritto da Alberto Cirese, nostro mentore e maestro, è un altro esempio di quello che intendiamo con un «sistema pre-elettronico di studio reticolare»; da esso abbiamo tratto il nostro progetto, sviluppato in collaborazione con il grande antropologo, di realizzare un «manuale ipermediale» che correlasse reticolarmente tutti gli studi metodologici da lui condotti alle indagini antropologiche dei suoi maestri e alle usanze di diverse popolazioni prese in esame.

Quando potemmo finalmente disporre di tecnologie elettroniche digitali – anche se ancora offline – l’integrazione tra metodologia e tecnologia cominciò ad essere più agevole, e così compimmo un salto che rese evidente – non solo a noi – come una «rete ipertestuale» di testi e metatesti di varia natura potesse essere pilotata da un piccolo «meta-iper-testo» – di poco peso, di relativa complessità e implementabile con l’espansione di nuovi dati e di relazioni tra di essi – per cui tutti gli oggetti di studio e persino i presupposti teorici racchiusi in manuali cartacei digitalizzati sarebbero potuti rimanere completamente esterni ad esso per essere tuttavia richiamati, orchestrati, pilotati da esso stesso. In pratica noi fornivamo ai nostri utenti educational una «cartella» con una serie di «file» di poco peso correlati tra loro – il nostro primo «Sistema di Studio» – che a loro volta correlavano tra loro e pilotavano file molto pesanti esterni ad essi, dai quali non «partiva» alcun link ma «arrivavano» (alle loro articolazioni codificate) i nostri link.

Già allora volevamo mostrare come, senza modificare in alcun modo gli oggetti di studio, senza aggiungere nulla ad essi, ma solo postulando la loro articolazione e un «ancora» per ogni unità, si potesse costruire ciò che oggi chiamiamo «Sistema di Studio Reticolare»: un reticolo di strumenti e di oggetti di studio concepito per aiutare l’utente del Sistema stesso a confrontare e studiare testi artistici (letterari, pittorici, musicali, teatrali, operistici, cinematografici) da più prospettive scientifiche e a più livelli analitici, indagando con una pluralità di strumenti si studio le soluzioni narrative e compositive presenti in quegli oggetti di studio, identificando i principi generali di narrazione e composizione utilizzati dagli autori, e scoprendo le relazioni «parentali» implicite tra i testi in base ai principi condivisi.

Fin dall’inizio avevamo ben chiaro, per molte ragioni (anzitutto per distinguere il nostro lavoro da quello degli autori dei capolavori narrativi che prendevamo in esame), che non volevamo «includere» i testi oggetto di studio all’interno dei nostri studi, neppure come «estratti» (citazioni), cosa che nelle nostre «lezioni» dal vivo eravamo ancora costretti a fare leggendo e mostrando le parti di essi che correlavamo logicamente. Non volevamo realizzare delle “edizioni deluxe” “arricchite” e “annotate” degli oggetti di studio, ma correlarne virtualmente le articolazioni (ove fossero raggiungibili con indirizzi assoluti, ancore, timecode all’interno dei dischi su cui erano memorizzati) come «nodi» di un Sistema di Studio Reticolare, rispetto al quale noi volevamo essere autori solo del «progetto» di Sistema e degli studi da diverse prospettive e a diversi livelli da noi realizzati per esso, lasciando così: A) ai detentori dei diritti la gestione delle risorse correlabili e le loro modalità di distribuzione, e B) agli utenti la decisione di correlarle o meno acquisendone il diritto d’uso dai legittimi proprietari/editori.

Per realizzare i nostri primi progetti di Sistemi Reticolari bastava disporre di collegamenti «via cavo» da un pc – anche portatile – verso dispositivi di fruizione digitale (lettori di dischi) interfacciabili con il computer, purché tali dispositivi fossero in grado di leggere vecchi e nuovi supporti di memorizzazione digitale – come i cd audio e i laser disc e finalmente anche i cd rom – per poter trattare questi ultimi non come oggetti chiusi e inaccessibili dall’esterno e quindi da gestire separatamente con apposito e specifico lettore (come purtroppo è accaduto con i dvdvideo e blurayvideo chiusi e criptati con tracce inaccessibili e non linkabili dall’esterno). Quei «dischi» erano trattati, all’interno dei nostri Sistemi virtuali, come veri e propri «archivi di dati multimediali», le cui «tracce», cioè gli «indirizzi fisici assoluti» dei capitoli/brani/sequenze, erano raggiungibili attraverso i nostri «meta-iper-testi» di studio reticolare. I nostri Sistemi li offrivamo agli utenti su un semplice dischetto che conteneva anche il driver per gestire i sistemi e aprire i file esterni ad esso. Potevano essere installati su qualunque computer e gestiti attraverso piccole applicazioni da noi stessi realizzate ottimizzando le possibilità offerte da software come i organizzazione ipertestuale delle informazioni allora disponibili (“Hypercard” di Apple, poi il kit della Voyager Company “Expanded-Book Toolkit”, poi “Storyspace” della Eastgate, e altri ancora). I nostri Sistemi erano in grado non solo di «linkare» gli oggetti esterni resi accessibili attraverso «rack» di dispositivi connessi al computer come un «hyper-jukebox multimediale» (formato da quei pochi modelli di lettori di cd audio, di cd rom e di laserdisc pensati per essere pilotati da pc), ma anche di «argomentare» la natura di quelle «correlazioni indirette e implicite», tra gli oggetti di studio, che noi rappresentavamo e rendevamo «esplicite» proprio attraverso i nostri «studi meta-iper-testuali» (cioè studi sulle correlazioni implicite interne ed esterne ai testi artistici, cioè su quei meccanismi di funzionamento condivisi tra testi artistici che spiegano le loro affinità considerandoli come varianti di medesimi modelli logici). In questa prospettiva tutta l’editoria musicale già sviluppata su cd audio (non criptati e non inaccessibili dall’esterno tramite un pc collegato ai dispositivi di lettura) si prestava allo scopo di facilitare lo studio della musica; le tracce wav, flac, aiff erano raggiungibili tramite link dagli iper-meta-documenti che creavamo con i software allora disponibili per spiegare le correlazioni implicite tra la musica memorizzata su quei supporti (cd audio) e le messe in scena memorizzate su altro supporto (laser disc) e le partiture e i libretti da noi scansionati (per fortuna già in pubblico dominio) e memorizzati su altro supporto ancora (un semplice floppy disc). Così potevamo realizzare il primo prototipo di Sistema, dedicato a “Il Flauto Magico”, con cui potevamo analizzare il progetto narrativo e compositivo di Mozart e Schikaneder confrontandolo con le fonti letterarie, con le messe in scena e con le variazioni narrative e compositive rappresentate da opere non solo musicali di altri autori che implicitamente o esplicitamente avevano dialogato indirettamente con quel progetto, attraverso modelli archetipici e principi narrativi e compositivi condivisi.

In quel periodo l’Editoria Elettronica nascente (e ben presto morente a causa delle miopi premesse da cui era nata) si ostinava a creare oggetti separati, non correlati e non correlabili, assumendo a modello le edizioni «analogiche» autosufficienti dei testi letterari musicali e audiovisivi (libri, dischi e videocassette). Il «valore aggiunto» dell’«edizione elettronica» rispetto a quella analogica era ricercato in un surplus di «addobbi» o «farciture» del testo da fruire come addenda, mutuando l’idea infelice dal modello di «libro annotato» scolastico e dagli «extra» e «bonus» inclusi nelle edizioni home video per collezionisti (cioè interviste agli autori, making, …). Il mondo dell’Editoria Elettronica cercava di promuoversi per la sola «facilitazione» e «utilità», «salvaspazio» e «salva ambiente», delle nuove edizioni su disco.

Eppure Theodor Nelson aveva già proposto un’idea di Rete (la rete Internet agli albori) e di Editoria aperta in cui fosse possibile linkare porzioni di testi creando assemblaggi temporanei e lasciando ai soli autori e aventi diritto la possibilità di «pubblicare» sulla rete i loro testi, ma offrendo al contempo la possibilità di linkarli dall’esterno a chiunque volesse considerarli «virtualmente» come oggetto di propri studi e discorsi. Anche se Nelson non aveva considerato, nella sua idea di rete, la possibilità di incentivare la realizzazione di «meta-iper-testi» che avrebbero potuto giovarsi delle correlazioni virtuali ai testi pubblicati dagli autori sui loro siti, aveva comunque creato le «premesse» perché questo potesse accadere. Nella sua idea di Rete era prevista solo la possibilità di fare «accostamenti», «collegamenti diretti ed espliciti» come «citazioni», «antologie» e «raccolte» di testi su «medesimi argomenti»; ma almeno la sua idea di Rete (quella giusta, se no che Rete sarebbe?) avrebbe evitato le «ridondanti» e «illecite» infinite «duplicazioni» da cui oggi il Web è invaso, senza alcun rispetto per gli autori e gli aventi diritto dei testi. La selvaggia appropriazione e inclusione di testi, facilitata dal copia/incolla, rende la maggior parte dei Siti esistenti «cloni» parziali l’uno dell’altro. L’idea rivoluzionaria di Ted Nelson era stata subito boicottata da coloro che invece pensavano all’«alfabetizzazione» informatica come replica delle attività e degli strumenti da ufficio (un simulatore della macchina per scrivere, un simulatore della calcolatrice, un simulatore del tavolo da impaginazione, un simulatore della centralina di montaggio) e alla Rete Internet intesa come grande vetrina di «trailer» e «assaggi» per vendere meglio prodotti offline.

Mentre accadeva tutto questo, noi proponevamo di realizzare un modello di «Sistema di Studio Reticolare» che non contenesse dati (oltre i nostri meta-iper-testi) ma piuttosto sfruttasse dati esterni preesistenti «offline», trattando cd audio e laserdisc (anche con i loro «extra») come veri e propri «archivi correlabili» dal nostro «Sistema Cognitivo» ipertestuale. Ovviamente, non appena la rete lo rese possibile, anche solo parzialmente per i documenti letterari (con il “Progetto Gutenberg” ad esempio), noi subito aggiungemmo, nei nostri Sistemi, i link ai dati esterni «online», sfruttando le «ancore» che gentilmente i curatori dei siti avevano posto ad ogni paragrafo di quei testi, che noi assumevamo ad oggetto di studio e correlazione indiretta attraverso i nostri «meta-iper-testi» (che allora chiamavamo “Tele Ipermediali”).

Noi volevamo arrivare a sviluppare un modello logico e tecnologico di «Sistema di Studio Reticolare» che non richiedesse di aggiungere nulla negli e dagli oggetti di studio presi in esame e pubblicati dagli autori, editori, aventi diritto; piuttosto ci interessava creare innumerevoli possibilità di correlazione indiretta tra gli oggetti di studio fisicamente esterni ai nostri Sistemi ma virtualmente e indirettamente correlati tra loro mediante i Sistemi stessi. Ci interessava la possibilità di implementare i Sistemi con nuove correlazioni (nuovi dati esterni linkabili da essi) e nuovi criteri di correlazione e link tra i dati esterni qualora si assumessero nuove prospettive di studio. Tutto questo, lo ripetiamo,  senza senza dover né includere né modificare gli oggetti – esterni – presi in esame per esplicitare le loro implicite correlazioni.

Quello che a noi occorreva, per realizzare i primi prototipi di Sistemi di Studio Reticolare, era soltanto che i testi oggetto di studio e correlazione fossero «ancorabili», contenessero cioè ancore, timecode, codificazioni della loro intrinseca articolazione, per permetterci di collegare i nostri Studi meta-iper-testuali non all’intero testo (per poi dover chiedere al nostro utente utente di andare a cercare una determinata pagina e un particolare paragrafo) ma direttamente alle unità narrative e compositive considerate e correlate:  paragrafi, scene, sequenze, movimenti musicali.

La nostra attenzione, sin dai primi prototipi, si concentrò su quei potenziali nonché ideali oggetti e strumenti di studio che chiamavamo ironicamente «pre-elettronici», in quanto «concepiti reticolarmente» da chi li aveva creati anche senza poterne prevedere possibili edizioni elettroniche (si vedano in proposito le nostre riflessioni sui testi che consideriamo «pre-elettronici» in quanto particolarmente adeguati ad una «edizione digitale reticolare», ovvero inadeguati ad una «edizione analogica lineare»). Al contempo dovevamo fare di necessità virtù sfruttando possibilità tecnologiche limitate (da una progettazione miope) di software pensati per realizzare oggetti autonomi ma non correlabili, sul modello del romanzo dotato di «note» critiche, o del manuale con antologia di esempi in «allegato».

Noi non volevamo creare pubblicazioni elettroniche contenenti testi dipendenti tra loro e per di più gerarchicamente (il racconto commentato o il saggio esemplificato antologicamente). Noi volevamo creare «Sistemi» composti da documenti oggetto di studio (esterni) e da studi meta-iper-testuali (interni, correlati bidirezionalmente tra loro e unidirezionalmente ai documenti esterni); Sistemi che permettessero agli utenti di esplorarli partendo indifferentemente dagli oggetti di studio (per scoprire con quanti studi e con quali prospettive poterli analizzare) o dagli studi metaipertestuali (per scoprire a quanti e a quali oggetti poterli applicare per scoprirne e comprenderne le implicite correlazioni) o ancora dalle prospettive di studio (i principi teorico-metodologici assunti nei nostri studi, per conoscere quante e quali applicazioni testuali abbiamo potuto farne, con i nostri studi, in relazione ai capolavori dell’arte narrativa).

Fin dagli albori dell’Editoria Elettronica avevamo mostrato, con l’aiuto di informatici ed editori americani dalle menti un po’ più aperte, quali prospettive si sarebbero potute aprire sfruttando le possibilità – al di là di quelle previste dagli sviluppatori – offerte da un piccolo software, integrabile con altri, per pilotare lettori – di laser disc, lettori di cd audio e di cd rom – direttamente da un nostro Sistema, che così avrebbe potuto contenere «solo» una molteplicità di studi meta-iper-testuali sulla natura delle correlazioni implicite tra testi oggetto di studio esterni ad esso, anche in varie forme espressive e mediali (ad esempio i saggi e le interviste, in forma letteraria, radiofonica, audiovisiva, insieme ai film realizzati da Alfred Hitchcock e da François Truffaut).

Agli inizi di questa impresa la Rete Internet disponibile non era ancora disponibile, se non per le mail; non c’era la banda larga, almeno nel nostro Paese; e Apple stava per rinunciare a uno dei suoi progetti più innovativi, per quanto complicato nell’uso da una faticosa programmazione: Hypercard. Ma noi stavamo già lavorando a una nuova versione dei nostri Sistemi, prevedendo che, non appena la rete ce lo avrebbe concesso, avremmo messo online un intero “Sistema di Studio Reticolare”, compresi gli indirizzi di tutti i dati esterni a cui avrebbero «puntato» le nostre lezioni/studi meta-iper-testuali.

Per comprendere il senso e il valore innovativo della nostra idea di «Sistema di Studio Reticolare» occorre tener conto che per anni, prima dell’arrivo della rete internet e del cloud, prima dello spostamento online degli archivi tanto da parte delle Istituzioni culturali quanto da parte degli autori e dei distributori di contenuti (basti pensare a Netflix che da distributore offline di contenuti homevideo su ogni tipo di supporto si è trasformato in una piattaforma online per distribuire contenuti video in streaming), i software pensati per lo sviluppo di sistemi ipermediali «incollavano» gli «oggetti di studio e del discorso» all’interno dei medesimi file insieme agli studi e ai discorsi. Di conseguenza per realizzare un Sistema di Studio come quello che avevamo progettato per l’opera di Lubitsch o di Truffaut e Hitchcock avremmo dovuto creare file giganteschi includendo in essi tutti i documenti oggetto di studio (le sequenze, i saggi, le interviste).

In quelle condizioni tecnologiche, a quel tempo, anche per scrivere un saggio dedicato ad Alice nel paese delle meraviglie eravamo costretti a inglobare il testo di Carroll, magari frammentato, nel nostro studio (con relativi problemi di diritto mascherati da ampie «citazioni»), oppure rimandare il lettore all’edizione del testo in suo possesso, dandogli dei riferimenti a pagine e paragrafi.

Per superare questa situazione noi volevamo mostrare, prima ancora della completa transizione all’online, che potevamo offrire ai nostri utenti un «sistema di meta-iper-testi» di nostra proprietà che, oltre ai collegamenti tra i nostri meta-iper-documenti, contenesse «solo»collegamenti virtuali a «indirizzi» di dati esterni ad esso, senza dover modificare in alcun modo le «risorse correlate» rese disponibili da altri soggetti (musei, biblioteche ma anche distributori di contenuti online), intendendo per risorse correlate sia le opere artistiche, cioè i nostri oggetto di studio, sia le opere scientifiche, cioè i presupposti teorici dei nostri studi. Nel nostro «Sistema di Studio Reticolare» non erano inclusi anche i file dei «correlati» (romanzi, film, opere teatrali e opere liriche; saggi e interviste di grandi scienziati) neppure come «estratti»; e questo implicava che noi non avremmo dovuto acquisire i relativi diritti per offrirli poi ai nostri utenti insieme a quelli relativi al nostro lavoro. Finalmente potevamo separare, in modo netto e adeguato, il nostro lavoro, di studiosi e di didatti, da quello dei distributori di contenuti oggetto di studio dei nostri Sistemi. Di conseguenza i nostri utenti avrebbero potuto acquisire l’accesso ai contenuti virtualmente correlati – e i diritti ai relativi – non da noi ma dagli aventi diritto; inoltre, in molti casi, gli stessi utenti avrebbero persino potuto scoprire di avere già quei contenuti (e i diritti d’uso) a disposizione su supporti correlabili ai nostri Sistemi, come cd audio o laser disc (i quali, a differenza degli attuali dvdvideo e bluray, avevano tracce raggiungibili dall’esterno, proprio come i cdaudio).

La nostra proposta metodologica, tecnologica e editoriale – ispirata al sistema “Xanadu” di Theodor Nelson – si opponeva alla scandalosa e fallimentare proposta, allora ampiamente diffusa, del “pacchetto multimediale”. Il pacchetto consisteva nell’«assemblare» in una nuova «confezione»: un cofanetto cd audio, relativo ad esempio ad un’opera come Il flauto magico di Mozart (l’edizione di cui il distributore possedeva già i diritti); un saggio divulgativo sull’opera; una biografia dell’autore; il libretto dell’opera; e «virtualmente» (per accordi con il relativo distributore) un laser disc relativo a una famosa messa in scena dell’opera stessa; il tutto collegato meccanicamente e automaticamente attraverso un programmino su dischetto che permetteva di «pilotarli». Insomma tutto ciò che offrivano questi «pacchi» era di «evitare» all’utente di dover «viaggiare fisicamente» per cercare nella propria libreria e aprire separatamente il libretto cartaceo del Flauto Magico, uno o più libri di studi sul Flauto magico (ausili cioè per tentare di comprenderne la costruzione narrativa, letteraria, musicale e visiva), uno o più cd audio (per ricercare e ascoltare, con l’apposito telecomando, la traccia audio di una delle tante esecuzioni orchestrali relative alla scena letta nel libretto), ed eventualmente anche il laser disc, o il nastro VHS, relativo a una delle tante messe in scena pubblicate (per ricercare e vedere con l’apposito telecomando la traccia video di una messa in scena relativa alla medesima scena).
Qual era dunque il “valore aggiunto” del “pacchetto multimediale”? «Facilitarci» quello che facciamo tutti senza di esso, cioè spostarci fisicamente per cercare cose da leggere/ascoltare/vedere, stimolati da altre cose già fruite? Avere a disposizione un dispositivo che piloti tutti gli altri dispositivi senza usare tanti telecomandi? Quello di poter comperare tutte insieme tante risorse già vendute o offerte separatamente da tanti soggetti? Paradossalmente i «pacchetti» costavano più della «somma delle parti», ma non offrivano alcun reale «valore aggiunto» (che non fosse il collegamento automatico tra le parti), tale da giustificare la spesa.

Quello che per noi, invece, costituiva già allora il «valore aggiunto» su cui ritenevamo che valesse la pena sperimentare e investire, era la possibilità di creare, con le nostre capacità, la nostra esperienza, le nostre abilità, un «sistema di meta-iper-testi correlati tra loro» per scoprire e spiegare le correlazioni implicite tra le parti di un testo o tra testi oggetto di studio in base a principi generali condivisi. Questo modo di concepire il «Sistema di Studio», mantenendo ben separati i correlati esterni (i capolavori artistici e le opere scientifiche nelle edizioni disponibili e accessibili che ci interessava assumere ad oggetto di studio), ci permetteva di offrire uno strumento cognitivo composto esclusivamente da:
– una serie di file ipertestuali contenenti i nostri studi multiprospettici del testo oggetto di studio, correlati bidirezionalmente tra loro e unidirezionalmente alle parti degli oggetti esterni presi in esame;
– il programma in versione runtime per gestirlo (sostituito poi dai browser) e i player multimediali disponibili online da scaricare o già integrati nel sistema operativo usato dall’utente;
– i soli indirizzi fisici (non ancora online) che puntavano alle tracce dei laserdisc o dei cdaudio o dei manuali teorici digitalizzati e memorizzati (da noi o dall’utente o da un editore) su disco magneto-ottico.

Per quanto riguardava i manuali teorici o i romanzi correlati virtualmente ai nostri Sistemi (ma non ancora pubblicati in versione ebook), sostenevamo (e sosteniamo ancora) che chi li avesse già comperati in versione analogica cartacea potesse disporre del diritto di trasferirli su floppy disc o su cd rom per farne lui stesso degli «ebook» con «ancore» per una consultazione reticolare tramite i nostri Sistemi; ovvero che, disponendo delle edizioni cartacee, potesse ricavare da esse – da solo o con il nostro aiuto – le edizioni digitali corrispondenti, correlabili dai nostri Sistemi che le prevedevano come presupposti teorici dei nostri studi.

Di lì a poco i distributori di musica avrebbero rilasciato, insieme ai cd audio, anche i file mp3  da scaricare dal loro server, e, successivamente, l’accesso ai file online da ascoltare da qualunque dispositivo.

Sin da allora ci chiedevamo come mai nell’editoria letteraria si ostacolavano e boicottavano le edizioni ebook (ad esempio riducendo anziché espandendo le «versioni» digitali, stabilendo prezzi quasi equivalenti a quelli delle «versioni cartacee», costringendo l’utente a scegliere tra l’edizione analogica e quella digitale piuttosto che fornirle entrambe come già accadeva nell’editoria musicale), e come mai, se l’utente le creava da solo, scansionando libri regolarmente acquistati, veniva assimilato a un pericoloso pirata anche se non ne diffondeva la copia digitale.

Mentre attendevamo che l’editoria digitale crescesse nonostante gli sforzi dei grandi editori per rallentarla (ma il fenomeno “Kindle” di lì a poco avrebbe fatto rinascere qualche speranza), al contempo mostravamo che i laserdisc distribuiti da grandi società come la Disney o la Criterion, e i cd audio spesso già in possesso degli utenti, potevano diventare, nel loro insieme, un discreto archivio di risorse linkabile da un Sistema di Studio Reticolare come il nostro, implementabile e aperto a connessioni verso l’esterno.

I nostri «Sistemi» si caratterizzarono da subito all’interno del panorama angusto dell’editoria elettronica (ancora dominato dai database e dai percorsi multimediali gerarchici e lineari) come strumenti non di semplice ricerca, ma di studio, perché gli Studi Meta-Iper-Testuali che elaboravamo, e che costituivano la parte originale dei Sistemi stessi, non si rivolgevano solo a chi già sapeva cosa cercare, ma anche a chi voleva acquisire criteri più raffinati (nuove competenze oltre che nuove conoscenze) per orientarsi e scoprire nuovi interessi esplorando il mare delle informazioni, non ancora online ma distribuito su tante memorie separate e tuttavia raggiungibili attraverso strumenti cognitivi logicamente e tecnologicamente reticolari come i nostri.

Una svolta nella gestione dei «correlati esterni» avvenne quando riuscimmo a realizzare un esperimento che di fatto creò il precedente che mancava per nostra attività. L’esperimento consisteva nel riuscire a linkare da un nostro Sistema di Studio diverse porzioni di uno stesso film memorizzato come un unico file su un server a distanza. In quell’occasione sfruttammo e sviluppammo possibilità offerte dall’applicazione QuickTime (concepite per l’offline e non previste per l’online) che consentiva di «alias» di «collegamenti» a diverse parti di un medesimo video.

Da allora, in numerose occasioni pubbliche internazionali  mostrammo, sia a specialisti sia al grandi pubblico, come noi potevamo realizzare prototipi di Sistemi di Studio della Narrazione audiovisiva valorizzando archivi esterni sia letterari (saggi e interviste degli autori, sceneggiature, diari di lavorazione, epistolari ..) sia audiovisivi (i loro film e i filmati sulla lavorazione) senza possederli né possedendone i diritti d’uso, ma linkandoli virtualmente (indicando gli indirizzi assoluti delle tracce sui supporti fisici o sui siti online) dagli studi-lezioni metaipertestuali da noi elaborati per indagarne le correlazioni implicite e scoprirne le soluzioni autoriali esplicitando i principi di composizione e narrazione utilizzati dagli autori. 

Questa nostra idea di edizione elettronica, linkabile in ogni sua parte da Sistemi di Studio come i nostri, si scontrava con quella degli editori interessati a rivendere – in nuovi edizioni digitali inaccessibili – solo ciò di cui possedevano loro stessi i diritti, e non a consorziarsi tra loro per offrire all’utente un’esperienza conoscitiva interdisciplinare, multimediale, e reticolare: quella di poter utilizzare un innovativo Sistema di Studio che integrasse virtualmente più manuali e più oggetti di studio per agevolare la comprensione di una o o più opere narrative e per far acquisire strumenti adatti non solo per analizzarle e apprezzarle maggiormente, ma anche per progettarne di nuove.

Editori, musei e teatri ci chiedevano soltanto di aiutarli a pubblicare, rieditare e promuovere quello che avevano in catalogo o cartellone, ma non mostravano alcun interesse per l’opportunità di creare nuove tipologie di prodotti-strumenti: Sistemi di Studio che aggiungessero valore alle loro stesse risorse, correlandole indirettamente ad altre, e favorissero al contempo lo studio dei testi artistici e lo studio di teorie scientifiche, facendone sperimentare le possibilità applicative in indagini intra e inter testuali.

In questa nuova prospettiva, proprio all’uscita del primo “Expanded-Ebook” su floppy disc da parte di una società che ambiva a rappresentare lo stato dell’arte nell’ Editoria Elettronica – si trattava della versione ipertestuale della famose “edizione annotata di Alice nel paese delle meraviglie” – cogliemmo l’occasione per mostrare che cosa significasse per noi realizzare la versione elettronica «reticolare» (non «espansa») di un classico della narrazione per l’infanzia come Alice nel paese delle meraviglie, ottimizzando le possibilità dello stesso software da loro utilizzato, Hypercard, che erano stato notevolmente sottoutilizzate per la creazione di un libro digitale lineare. Noi intendevamo non semplicemente «addobbare» il testo di Carroll con più illustrazioni e più note rispetto alla versione cartacea, ma trasformarlo in una serie di «nodi narrativi», e integrarlo in un «sistema di correlazioni», dove, insieme ad altri testi di Carroll e di altri narratori, insieme alle immagini di tanti altri illustratori oltre Tenniel, insieme a riscritture e messe in scena tratte da quel libro, si introducevano non generici saggi sul testo o semplici note unidirezionali a piè di pagina (tecnologicamente mutate in «popup apri e chiudi») ma: A) una molteplicità di studi dello stesso testo da più prospettive, a più livelli e scena per scena, e B) le teorie presupposte degli studi – logici linguistici matematici – da noi ritenuti necessari per comprendere la complessità del testo di Carroll.

Attraverso un prototipo mostrammo come, in un Sistema di Studio Reticolare, si potesse partire, per fruirlo, non solo dall’oggetto di studio, ma anche dagli studi, o persino dalle teorie presupposte degli studi. Partendo dagli studi scena per scena linkavano il testo di Carroll e altri testi dello stesso autore o di altri autori correlandoli tra loro indirettamente attraverso lo stesso punto di vista analitico/principio narrativo, rendemmo evidente che i meccanismi usati da Carroll in una articolazione del suo capolavoro erano i medesimi usati da lui stesso in un altri testi, e che questo creava delle importanti correlazioni narrative in forma di domande/risposte tra essi.

Partendo dal testo di Carroll, scena per scena, mostravamo con quante e quali prospettive scientifiche si poteva studiarlo, ciascuna adeguata a metterne in luce un diverso piano e aspetto. Inoltre nel Sistema i presupposti teorici degli studi non rimanevano impliciti ma erano esplicitati e raggiungibili anch’essi, dagli studi, collegandoli ai manuali di logica presupposti tanto dell’opera di Carroll quando degli studi sul testo da parte di logici come Martin Gardner o Raymod Smullian.

In quella costruzione labirintica, che integrava molteplici opere narrative, molteplici studi e molteplici teorie scientifiche, il nostro contributo non si limitava a «orchestrare» materiali eterogenei preesistenti, ma comprendeva l’elaborazione di studi meta-iper-testuali rigorosi e adeguati per analizzare ogni scena da diverse prospettive scientifiche (cosa che ci distingue da coloro che conducono lo studio testuale da una sola prospettiva – quella che di solito rappresenta la formazione settoriale dello studioso – e mai scena per scena, ma solo esemplificando per alcune scene ben scelte la bontà della teoria assunta per studiarlo).

Il Sistema di Studio Reticolare (concepito come una serie di manuali di studio analitico e progettuale correlati a più opere artistiche, per acquisire competenze ma anche per esercitarsi ad applicarle) consentiva di esplicitare le prospettive scientifiche adottate nei nostri stessi studi, per fare di esse stesse oggetti di studio, nel Sistema stesso, ma anche per poterne ricercare applicazioni in ogni punto del testo di Carroll in cui lo stesso autore si era servito di quei meccanismi per farlo funzionare. Attraverso lo studio teorico e applicativo dei principi narrativi utilizzati dallo stesso Carroll potevamo far emergere correlazioni tra le parti del testo e con altri testi (normalmente invisibili a quanti non conducano studi sistematici) che Carroll stesso aveva previsto dal momento che aveva costruito il suo testo e altri suoi testi (come Attraverso lo specchio e Caccia allo Snark) con lo stesso rigore e con gli stessi principi. Mostravamo infatti che il testo di Carroll contiene domande e risposte che inducono il lettore a spostarsi con la memoria elaborativa da una scena all’altra, a richiamare altri testi già letti, e persino a supporre l’esistenza di altri testi non letti e forse non ancora scritti che attuino varianti non attuale nel testo di Alice nel paese delle meraviglie.

Eravamo sulla buona strada, lo sapevamo e lo abbiamo capito quando un critico, Guido Fink, vedendo e apprezzando la prima versione del nostro Sistema di Studio Reticolare dedicato a Ernst Lubitsch il maestro dei maestri dell’arte della narrazione audiovisiva, scrivendo l’introduzione ad un libro che scrivemmo per introdurre i lettori al “Sistema Lubitsch”, ci sfidò a condurre un lavoro analogo sull’opera di Roberto Rossellini. Raccogliemmo volentieri la sfida dal momento che gli stessi eredi ci avevano chiesto di lavorare sull’opera di Roberto  Rossellini conferendoci i diritti d’uso e i materiali necessari per poter sviluppare un Sistema Reticolare di Studio dedicato alla sua opera. E lavorando sugli archivi di Rossellini scoprimmo che lo stesso Roberto Rossellini – come si poteva desumere dai suoi numerosi scritti, in parte inediti – aveva immaginato lui stesso un Sistema di Studio, addirittura «polienciclopedico», per connettere, attraverso tra loro i laboratori di ricerca di grandi umanisti del passato e del presente. Così ci lanciammo nell’impresa più ardua e faticosa mai affrontata, soprattutto perché ci lasciò senza risorse economiche e senza aiuti quando, completato il primo anno di Celebrazioni per il Centenario della nascita dell’autore, non ci furono rinnovati i fondi necessari per continuare. Ma quell’impresa ci fece capire che in Roberto Rossellini avevamo trovato un nostro maestro e collaboratore indiretto, che ancora continua a ispirare le nostre ricerche e i nostri progetti. Come beffa dopo il danno, approfittando dell’interruzione del nostro lavoro, altri, tradendo il progetto umanistico rosselliniano che noi stavamo sviluppando, hanno creato succedanei fuorvianti per presentare Roberto Rossellini non come un umanista enciclopedista ma come un divulgatore di Storia con i mezzi audiovisivi. Nel Portale potrete visionare direttamente – nel Sito dedicato al nostro maestro – quello che abbiamo realizzato e quello che via via potremo ancora realizzare, in attesa di trovare nuovi più affidabili partner per portarlo a compimento.

Un altro maestro e mentore delle nostre imprese insieme metodologiche e tecnologiche è stato il grande antropologo Alberto Mario Cirese, che oltre a sostenerci e consigliarci in ogni nostro progetto, ci ha incoraggiati a progettare quel «manuale ipermediale di scienze demo-etno-antropologiche» che, in nuce, è già implicito nell’insieme dei suoi studi metodologici e in particolare in quel «manuale pre-elettronico» da lui scritto e pubblicato in forma cartacea (Cultura egemonica e culture subalterne) contenente soluzioni logiche e grafiche pensate per una consultazione propriamente «reticolare». Ma con il pensionamento e poi con la morte di Cirese non abbiamo più trovato partner per portare avanti quel progetto, che rimane comunque tra i nostri piani per prossimo futuro.

Quando avviammo il “Laboratorio Shakespeare” avevamo in mente di realizzare dei nuovi prototipi, e anche se il progetto fu abbandonato dall’Ente Teatrale nostro partner – restio anch’esso a investire nell’educational – noi al contrario decidemmo di investire tutte le nostre risorse nello sviluppo di almeno un prototipo completo di una nuova tipologia di Sistemi di Studio Reticolare realizzabili, implementabili e fruibili unicamente online.

Realizzammo così il prototipo del Sistema di Studio Reticolare dedicato a Romeo and Juliet. Agostino Lombardo, un altro nostro illustre mentore, avrebbe voluto presentare e promuovere lui stesso il progetto più complesso a cui stavamo lavorando, ma i tempi lenti di sviluppo, causati dalle scarse risorse, ci impedirono di mostrargli la versione del Sistema 1.0 conclusa poco prima della sua morte. Tuttavia riuscimmo a completare il prototipo e a mostrare in più occasioni pubbliche cosa eravamo riusciti a fare pur con tecnologie e risorse limitate, e a dare un’idea di che cosa avremmo potuto fare grazie alla banda larga, al trasferimento di tutta la nostra attività online, a nuovi partner e a un gruppo di collaboratori ben preparato allo scopo. Dopo la realizzazione di quel nuovo quel prototipo ci fu infatti più chiaro come avremmo potuto sviluppare una nuova generazione di Sistemi di Studio Reticolare online adatti per supportare l’attività di una Scuola di Narrazione come quella che finalmente abbiamo potuto inserire tra i servizi del Nuovo Portale e a cui ora potete iscrivervi.

Da quel momento capimmo che il nostro lavoro doveva puntare da un lato a valorizzare archivi di grandi autori del passato inerti e irrelati, dall’altro a creare nuovi manuali di studio di narrazione e composizione per insegnare a fare e a studiare arte con la scienza; manuali del futuro basati sullo studio dei testi classici, sul ricavare da essi insegnamenti di carattere generale, e sull’adottare i grandi autori del passato come maestri virtuali degli autori del futuro.

Da allora ci siamo convinti che questo paziente lavoro di ricostruzione del tessuto umanistico sia lo strumento più idoneo per contrastare il degrado culturale in cui viviamo, per ricucire lo strappo con la tradizione umanistica, per formare nuovi artisti e per rilanciare gli studi umanistici stessi.

Abbiamo capito che creare i Sistemi di Studio Reticolare e valorizzare gli archivi della tradizione umanistica sono due facce della stessa medaglia, perché proprio da quegli archivi possono essere tratti manuali di studio delle competenze straordinarie racchiuse in essi. Basta solo sapere come fare. E noi ora lo sappiamo.

In questo stesso Portale potete ora leggere delle nostre scoperte, delle nostre elaborazioni teoriche e metodologiche in relazione agli elementi costitutivi della narrazione: i principi narrativi e i modi per esplorare e rappresentare le correlazioni implicite interne ed esterne ai testi presi in esame in base ai principi condivisi. Come abbiamo più volte sottolineato, la nostra ricerca è volta allo studio delle correlazioni non immediatamente percepibili (per le altre basta un semplice programma di ricerca per trovarle) e dei criteri di correlazione, la cui definizione va ricercata in testi scientifici dimenticati dagli attuali corsi di studi universitari. In questa prospettiva una parte dei nostri sforzi è rivolta alla ricerca e alla sperimentazione della tecnologia più adatta a rappresentare la rete di correlazioni.

Per rendere meno gravoso questo cammino che da troppo tempo ci impegna in ardue sperimentazioni alla frontiera e al limite delle possibilità tecnologiche, avendo adattato per anni dei software non nati per fare quello che facciamo noi, abbiamo deciso di sviluppare noi stessi un software più adatto per supportare il nostro lavoro di sviluppo dei Sistemi di Studio Reticolare e per agevolare la fruizione da parte dei nostri utenti. Ma dobbiamo trovare i partner giusti. Al momento vogliamo indicarvi due compagni di viaggio che pensiamo ci accompagneranno in questa nuova avventura: il primo è the Gutenberg Project, che oltre a mettere online testi fuori dai diritti, li rende accessibili capoverso per capoverso attraverso ancore; il secondo è  Youtube,  che genera automaticamente, con un timecode, i link ai punti dei testi audiovisivi che si vogliono raggiungere da siti esterni ad essi o da studi come quelli meta-iper-testuali che caratterizzano la nostra attività.

Nostro costante punto di riferimento in questo lungo cammino è stata la distribuzione dei contenuti musicali: quando tutto il mondo editoriale era ancora analogico, … l’editoria su cd-audio offriva archivi di musica con tracce raggiungili e leggibili da un semplice lettore, o meglio da un rack di lettori di cd audio collegabili e pilotabili da un PC.  Quando la distribuzione degli audiovisivi cominciava a servirsi di dvd e i bluray e nascevano le prime edizioni letterarie e multimediali su cd-rom, … la musica era già online, con “I-Tunes”, e si potevano acquistare i singoli brani o esportare come tracce audio online le proprie digitalizzazioni di dischi regolarmente acquistati e addirittura sostituirle con le tracce online messe a disposizione dagli aventi diritto per la distribuzione su “I-Tunes”.
Quando Amazon ha operato un salto fondamentale per tutta l’editoria (seguito per necessità dagli altri distributori di libri) offrendo edizioni fruibili online attraverso un piccolo dispositivo portatile (il Kindle), e poi attraverso qualunque altro dispositivo mobile mediante un app rilasciata da Amazon stesso per fruire gli ebook in “formato Kindle”, quando sono stati finalmente riconosciuti i nuovi formati di lettura e scrittura per l’editoria elettronica dopo l’inadeguato pdf (primo tra tutti l’epub, con tante varianti tra cui quella di Amazon), quando il cinema e le serie sono passate online mediante i grandi distributori di contenuti audiovisivi, … la musica aveva già raggiunto, con “Spotify”, la «distribuzione illimitata», proprio mentre l’idea di un abbonamento «unlimited» per la letteratura, offerto da Amazon per Kindle, veniva ostacolata dai tanti editori che non accettavano di far parte della Joint Venture, perché preoccupati di guadagnare di meno che con la sole pubblicazioni analogiche. Così ora, mentre le offerte in abbonamento per cinema e serie rispecchiano ancora il modello televisivo generalista, Spotify offre ai propri abbonati l’accesso diretto a singole tracce online come indirizzi assoluti dall’esterno.

È chiaro che – come è sempre avvenuto in passato – la tecnologia può sollecitare o frenare la crescita culturale di un paese. Ci piace fantasticare su quello che avremmo potuto già realizzare se la Rete Internet avesse seguito il modello proposto da Theodor Nelson piuttosto che quello della vetrina per la vendita della merce offline. Non possiamo che augurarci che prima o poi, inevitabilmente, tutti i distributori di contenuti online seguano almeno l’esempio di Spotify, di Gutenberg Project e di Youtube, che offrono già l’accesso dall’esterno a singole tracce/scene con ancore e timecode. Noi stessi prendiamo a modello la distribuzione musicale online, che, essendo sempre un passo avanti alle altre forme di distribuzione, offre esempi efficaci di possibili via da seguire.

Ci auguriamo che in un prossimo e non lontano futuro tutti i beni artistici siano online in copie digitali fedeli ai progetti autoriali, e offrano accesso dall’esterno, a condizioni che da un lato soddisfino gli aventi diritto e da un altro consentano, a fruitori educational, di poterli consultare e studiare, anche solo parzialmente, senza dover soggiacere ai sovrapprezzi e al lucro di una distribuzione offline (dell’ “usato e antiquariato”) che penalizza gli utenti in cerca di testi classici – fuori catalogo – che dovrebbero far parte degli oggetti e degli strumenti di studio per formare le nuove generazioni.

Vi invitiamo in proposito a leggere le nostre proposte e considerazioni riguardo ad alcuni semplici passi che potrebbero fare da un lato dagli editori scolastici, per migliorare l’istruzione a tutti i livelli, e da un altro lato i grandi distributori online – come Amazon – per superare d’un colpo il problema della scomparsa dei contenuti- soprattutto letterari, ma anche audiovisivi – dai cataloghi degli editori tradizionali, e per evitare le conseguenti speculazioni in relazione ai titoli non più editi.

Da parte nostra noi miriamo ad offrire a condizioni educational (cioè gratuitamente e accettando solo donazioni per contribuire alle spese da noi sostenute) Sistemi di Studio che possano favorire la scoperta di documenti virtualmente correlati dagli stessi Sistemi, e accessibili online, senza includerli materialmente nei Sistemi, e rimandando agli aventi diritto il problema di fissare le condizioni per dare accesso a porzioni o all’interezza dei documenti correlati online.

Così, se un avente diritto stabilirà che per dare accesso ai materiali in proprio possesso l’utente dovrà sborsare una somma eccessiva, finirà per avere pochi accessi, mentre se stabilirà una somma equa avrà molti accessi, e se li offrirà gratuitamente potrà promuovere più facilmente l’acquisto dell’intera opera in suo possesso, grazie alla promozione indiretta che riceverà dall’interazione tra le parti dei propri documenti – rese accessibili online – e gli altri «correlati» dei nostri Sistemi.

Saranno comunque gli utenti a decidere se attivare i link contenuti nei nostri Sistemi, scoprendo in taluni casi di possedere già le risorse correlate, e in altri di avere un incentivo ad acquisirle alle condizioni stabilite dagli aventi diritto e da coloro che avranno messo online tali risorse. Noi ci limiteremo a fornire gli “indirizzi” di dove trovare online le risorse eventualmente disponibili e accessibili.

Riteniamo valga la pena soffermarci su un’ultima questione riguardante la nostra attività di «costruttori di Sistemi di Studio Reticolari». Durante il lungo percorso di ricerca che ci ha portati a delineare il modello di «Sistema di Studio Reticolare» intorno a cui stiamo sempre al lavoro, anche per trovare soluzioni tecnologiche più adeguate alla sua architettura logica, abbiamo dovuto affrontare diverse complicazioni, dovute all’inadeguatezza delle condizioni in cui abbiamo operato e in cui tuttora operiamo. Queste complicazioni riguardano diversi piani e aspetti del nostro lavoro:

I software

Anche se ora proliferano applicazioni per creare mappe e labirinti testuali, queste sono ancora condizionate dall’automatismo ideologico che ne fissa l’«inizio» e il «centro», assumendo il presupposto implicito errato e ingenuo di una rappresentazione gerarchica con unico ingresso e un’unica uscita.
Anche se il pdf è ancora il formato elettronico più diffuso in cui sono pubblicate le edizioni digitali (peraltro il più accettato – non senza fondamento – dalle biblioteche, in quanto consente di far riferimento a «pagine» proprio come le edizioni analogiche) risente ancora dell’adattamento di un software non nato per la fruizione online e perciò ancora inadatto a tale scopo; il suo scopo primario e iniziale (quello di mandare in stampa libri incorporando le font e mantenendo l’impaginazione) continua a condizionarne lo sviluppo: non solo non consente di linkare singole pagine ma solo l’inizio del documento, ma il suo peggior difetto è che quando viene aperto da un browser, si scarica automaticamente sul dispositivo dell’utente e di conseguenza i link relativi che partono da esso non funzionano più perché i correlati vengono ricercati sul dispositivo e non online.
Ad oggi alcuni dei software concepiti per l’ipermedialità funzionano ancora solo offline e addirittura solo per alcuni sistemi operativi e non altri.
L’ “epub”, il formato più diffuso per la lettura degli ebook online, offre ancora possibilità di editing molto limitate. L’Edizione online, nella concezione implicita dei programmatori, deve ancora imitare quella offline o esserne un succedaneo limitato; sempre secondo gli sviluppatori il prodotto online deve essere solo fruibile e non implementabile online.
La gestione delle informazioni offline o online è sempre gerarchica: i «data base« sono l’unico strumento reso disponibile per gli utenti, ma questi sono utili solo per chi sa cosa cercare.
Chi sviluppa algoritmi per offrire agli utenti un supporto nella ricerca di nuovi contenuti da fruire non ha né interesse né le capacità per aiutarlo a crescere, vuole sfruttare il suo gusto degradato anziché aiutarlo ad affinarlo, a fargli acquisire strumenti «per» leggere e rileggere oltre che oggetti «da» leggere. Anche per questo le funzioni dei «player» sono estremamente limitate, presupponendo che l’utente non «studi» i testi ma li «legga» soltanto, come ha sempre fatto offline.

Gli oggetti di studio

Non tutti gli oggetti di studio sono trattabili reticolarmente. Alcuni – quelli non artistici, quelli che non sono articolati in parti interrelate, quelli che dialogano solo con se stessi – non sono ancora adeguati per farne «nodi» di sistemi reticolari

Gli studi

Ancora oggi nel concepire un’edizione didattica di un testo artistico si parte dall’oggetto di studio, «appendendo» ad esso correlati unidirezionali e dipendenti da esso. I «correlati» sono considerati le “note a piè di pagina”, non altri testi con cui esso condivide principi di funzionamento, non varianti di medesimi modelli logici, né tanto meno studi per far emergere le soluzioni presenti nel testo e i principi utilizzati dall’autore per comporlo. In queste edizioni non si distingue tra i correlati iso e meta testuali, cioè tra quei correlati che sono allo stesso livello dell’oggetto di studio, come suoi complementi (le illustrazioni, la musica), e quelli che contribuiscono invece a spiegarlo, gli studi su di esso. Ogni testo sul testo viene trattato paradossalmente non come uno studio ma come una nota al pari delle illustrazioni, un commento al pari di un’opinione, un giudizio che non esplicita i criteri di giudizio e di conseguenza non è correlato e correlabile né ad altre parti del testo (da confrontare dallo stesso punto di vista), né ad altri studi, né alle teorie presupposte. E le correlazioni che vengono create dal testo sono solo quelle esplicite, automatiche e immediate (e perciò non informative) che potrebbe fare e finirà per fare anche una macchina intelligente, un automa (i riferimenti dichiarati). Gli studi sui testi, come accade fin troppo spesso nel mondo analogico, non sono condotti scena per scena, ma piuttosto «usano» solo alcune scene come «esempi» per «giustificare» teorie presupposte o meglio «pregiudizi ideologici» e «luoghi comuni». Per tutte queste ragioni questo tipo di studio (che non dovrebbe neppure essere chiamato «studio») non può entrare a far parte dei nostri Sistemi. Per le stesse ragioni quei manuali che forniscono giudizi senza esplicitare i criteri di giudizio, che non presuppongono teorie ma luoghi comuni, che cambiano implicitamente i criteri di giudizio per ogni oggetto di studio o parte di esso che prendono in esame (senza dare all’utente la possibilità di rifare i conti in tasca allo studioso e di applicarne gli insegnamenti), che implicano solo l’apprendimento mnemonico dei giudizi forniti dallo pseudo-studioso, non possono essere né trasformati né inclusi in Sistemi di Studio digitali come i nostri, perché non possono essere «reticolarizzati».

I presupposti teorici degli studi

Se le teorie presupposte di uno studio non sono esse stesse rigorizzate ma vengono adattate agli studi come fa comodo agli pseudo-studiosi (vedi il metastudio di Cirese sull’uso inadeguato della “logica booleana” da parte di Claude Levi-Strauss) non sono reticolarizzabili e perciò non possono entrare a far parte dei Sistemi di Studio

Le edizioni

Quelle edizioni digitali relative ai nostri oggetti di studio che non consentono accessi dall’esterno, che criptano i dati, che non offrono articolazioni e ancore nel testo, che sono leggibili solo con lettori specifici, non solo non aiutano le attività di studio e ricerca e le attività educational come la nostra, non solo non supportano lo sviluppo dei nostri Sistemi ma addirittura lo ostacolano, presumendo che i fruitori siano «pirati» e che l’unico modo per fruire i testi sia autonomamente e linearmente.
Quelle edizioni che accumulano documenti come semplici archivi gerarchici di file separati e autonomi non aiutano lo studio delle correlazioni e non valorizzano i dati di archivio, se non come rarità per collezionisti e feticisti; per questi motivi non possono entrare a far parte dei nostri Sistemi di Studio

Le modalità di distribuzione dei contenuti online

Le Piattaforme i cui contenuti sono visibili uno ad uno e solo continuativamente e linearmente, essendo state concepite sul modello  della fruizione da spettatori in sala o della vecchia televisione, non aiutano lo studio, ma presuppongono che i loro utenti siano solo interessati all’«intrattenimento». La maggior parte di queste piattaforme, a parte alcune specializzate, non considerano affatto i «classici», e neppure mantengono online i propri titoli; ma privilegiano le novità e i contenuti che garantiscono loro un successo di massa. Analogamente quelle edizioni su disco che presentano contenuti criptati e irraggiungibili, utilizzabili solo per la visione continua e lineare (e che presuppongono che sia un pirata colui che estrae le tracce per poterle rendere gestibili come file articolati e correlabili dall’interno di un Sistema di Studio come il nostro) costituiscono un freno e un ostacolo per il nostro lavoro educativo e formativo, e per la realizzazione dei Sistemi di Studio Reticolare

In sintesi, per poter continuare a fare le cose che potrete apprezzare studiando  la narrazione artistica nella nostra Scuola, dobbiamo affrontare una quantità di ostacoli, posti proprio da coloro che vorremmo come nostri partner, coloro che, in un mondo attento alla crescita culturale, dovrebbero prevedere e facilitare attività come le nostre.