La Sperimentazione metodologica e tecnologica

L’Istituto è nato con una vocazione educativa e formativa che è inscindibile dalla ricerca metodologica riguardo i principi della narrazione artistica. Di conseguenza la nostra attività si è caratterizzata sin dall’inizio come progettazione e sviluppo di strumenti innovativi sia per la valorizzazione di archivi umanistici sia per lo studio della narrazione artistica. I Sistemi di Studio Reticolare, che abbiamo messo a punto in decenni di ricerche e sperimentazione, ci permettono di raggiungere entrambi gli obiettivi essendo concepiti per estrarre gli insegnamenti metodologici racchiusi nei capolavori dell’arte narrativa. A questa attività si è sempre affiancata la conduzione di corsi, all’inizio solo in presenza poi in streaming live e podcast. Inoltre, per contribuire alla diffusione dei nostri oggetti di studio in edizioni e in modalità di fruizione adatte alla loro complessità, ci dedichiamo anche alla realizzazione di edizioni digitali, mostre e spettacoli multimediali (ora anche un magazine) che si integrano bene con le proposte educative e formative.

La nostra attività è possibile anche perché insieme alla progettazione e realizzazione dei nostri strumenti di studio dedichiamo tempo alla sperimentazione delle soluzioni che adottiamo per realizzarli.  

Gli ambiti in cui sperimentiamo soluzioni insieme metodologiche e tecnologiche riguardano: l’editoria elettronica, e in particolare la manualistica reticolare e interattiva per lo studio delle arti narrative; le mostre e gli spettacoli in forma poliespressiva e multimediale; la formazione e la didattica a distanza e interattiva.

Grazie alla collaborazione con numerosi ma temporanei compagni di viaggio abbiamo potuto sperimentare nel tempo diverse tipologie di nuovi servizi e prodotti, e grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie oggi finalmente possiamo renderli finalmente tutti disponibili online:

– I Sentieri esplorativi

Numerose partnership con Istituzioni teatrali e scolastiche ci hanno indotto a perfezionare negli anni un modello metodologico e tecnologico di viaggio intertestuale tra testi implicitamente correlati tra loro in base a principi narrativi condivisi. Attraverso queste esplorazioni tra testi varianti in ogni forma espressiva e mediale i nostri utenti arrivano a comprendere come è fatto il testo da loro preso in esame. Percorrendo i Sentieri Esplorativi scoprono di cosa sono fatti testi imparentati con esso, tra cui alcuni probabilmente non ignoti all’utente stesso ma non immediatamente correlati a quello preso in esame. Questo percorso di avvicinamento a testi classici attraverso testi in parte già conosciuti dal fruitore si basa sulla scoperta progressiva di meccanismi comuni, e consente di apprezzare le soluzioni narrative ed espressive utilizzate dai più grandi autori nel creare i loro capolavori mettendole a confronto con le soluzioni ottenute, sottoutilizzando i medesimi meccanismi, da parte di autori che hanno realizzato implicite o esplicite imitazioni che non possiedono le medesime qualità artistiche

– Le Mostre multimediali

Grazie a collaborazioni con Enti museali e Istituzioni teatrali e scolastiche abbiamo potuto allestire negli anni diverse esposizioni multimediali dedicate al contempo a grandi testi classici e ai contributi di grandi artisti per rappresentarli, illustrarli, metterli in scena e riscriverli. Mostre come quelle dedicate al Ciclo dell’Anello del Nibelungo di Richard Wagner rappresentato per immagini da Franz Stassen e Arthur Rackham, organizzate con l’Associazione Wagner di Venezia e il Teatro La Fenice, o la Mostra dedicata a La Tempesta di William Shakespeare attraverso le immagini di Edmund Dulac e Arthur Rackham, o ancora la grande Mostra allestita per il Centenario della nascita di Roberto Rossellini, dedicata al grande progetto umanistico di Roberto Rossellini attraverso le immagini dei suoi ispiratori e dei suoi fotografi di scena, tutte queste occasioni ci hanno permesso di sperimentare un tipo di narrazione per testi letterari e immagini facendo interagire gli uni e le altre sia in percorsi fisici in sala sia in percorsi multimediali recitati e animati, complementari alle esposizioni fisiche.

– Gli Spettacoli poliespressivi

Grazie alle partnership con teatri musicali e Conservatori abbiamo potuto realizzare alcuni spettacoli dal vivo e successivamente in streaming online in cui abbiamo sperimentato l’integrazione tra più piani espressivi e mediali nello stesso evento, anche facendoli interagire dal vivo. Uno spettacolo come Storia di Babar l’elefantino ci ha permesso di realizzare un’esperienza che non ci risulta sia mai stata realizzata prima, e di offrirla agli studenti e insegnanti che avevano adottato il nostro Sistema di Studio Reticolare relativo allo stesso oggetto: un’orchestra formata da giovani musicisti europei, riuniti e formati utilizzando fondi comunitari, suonava dal vivo interagendo con voci recitanti di piccoli attori, anch’essi formati per partecipare all’evento, mentre noi simultaneamente montavamo e proiettavamo migliaia di sequenze ricavate animando le tavole di De Brunhoff e le sincronizzavamo dal vivo con la musica dell’orchestra.
Per il Centenario Rossellini abbiamo realizzato uno spettacolo composito per far interagire tra loro le riscritture varianti di Rossellini Poulenc tratte dal progetto La voix humaine di Jean Cocteau.
E sempre per il Centenario Rossellini abbiamo realizzato un film e una mini serie rimontando – come avrebbe voluto fare lo stesso Roberto Rossellini – diversi suoi film in un unico racconto corale- “ Tra occupazione e liberazione” – ed espandendo poi il progetto per farne un affresco multimediale composto, oltre che dai testi audiovisivi e letterari dello stesso Rossellini, anche da quelli di suoi interlocutori a distanza, studiosi e narratori.

– Le Edizioni reticolari di testi classici

Dal momento in cui l’Istituto ha potuto godere dei diritti per uso educational di alcuni importanti testi scientifici come quelli del nostro mentore Alberto Cirese o come quelli di Roberto Rossellini, e dal momento in cui sono entrati nel pubblico dominio opere per l’infanzia come quella di Jean De Brunhoff, l’Istituto si è impegnato nel mostrare come si possa ripensare da un lato l’«edizione» di manuali di studio per renderli più agevoli a tale scopo, e dall’altro l’edizione di testi narrativi artistici, mostrando che non solo i primi possono essere maggiormente valorizzati una fruizione non lineare. La nostra edizione dell’opera di Jean De Brunhoff, inserita all’interno del nostro Sistema di Studio Reticolare ad essa dedicato, mostra come l’edizione reticolare online esalti, anziché limitare, le possibilità sperimentate dagli stessi editori storici dell’opera di De Brunhoff, che la pubblicarono in molteplici articolazioni di diverso livello, ma sempre inadeguatamente, a causa dei limiti dei mezzi analogici e di una pregiudiziale concezione di lettura lineare dell’opera narrativa che condiziona le possibilità stesse di apprezzarne le qualità artistiche.

– I Sistemi di Studio Reticolare

Sin dai primi fallimentari tentativi della cosiddetta Editoria Elettronica, nata offline e poi adattata all’online, ci siamo sentiti sollecitati ad elaborare e a far conoscere nuove soluzioni metodologiche e tecnologiche, più adatte a favorire lo studio dei testi artistici a tutti i livelli, da quello educativo scolare a quello professionale, rivolte a studenti e insegnanti, studiosi e autori.
A tale scopo abbiamo da subito coinvolto gli educatori disponibili e interessati a sperimentare i nostri prototipi con diversi tipi di utenti.
Di seguito potete ricevere maggiori informazioni sui Sistemi di Studio Reticolare, perché ad essi abbiamo dedicato la maggior parte della nostra attività e delle nostre risorse, dal momento che l’Istituto stesso è nato con l’ambizione di contribuire a realizzare i nuovi strumenti di studio del futuro.
Quando iniziammo la nostra attività eravamo concentrati sul mostrare, in particolare agli insegnanti, come praticare una didattica trasversale della composizione e della narrazione che stimolasse lo sviluppo dell’intelligenza e al contempo l’acquisizione di tutte quelle capacità metodologiche necessarie per poter trattare testi di ogni natura, a dispetto delle divisioni settoriali scolastiche, soprattutto tra materie cosiddette scientifiche e umanistiche.
Già allora volevamo mostrare come lo studio delle correlazioni tra testi distanti tra loro, attraverso l’identificazione di principi universali condivisi, avrebbe riaperto nella scuola una prospettiva di studi umanistici basata sull’integrazione tra scienza e arte e con un’attenzione particolare allo sfruttamento ottimale delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie.
L’idea di costruire «Sistemi di Studio Reticolari» precede e prepara, nella nostra «Storia», la ricerca , lo sviluppo e l’impiego delle tecnologie più adatte per attuarla. Quando ancora eravamo necessariamente offline e addirittura legati a supporti analogici, avevamo già ipotizzato e iniziato a praticare un’attività di studio e didattica propriamente «reticolare»: sfruttavamo la «disposizione fisica» degli oggetti di cui volevamo studiare e rappresentare le implicite correlazioni, e al contempo facevamo un uso «meta-iper-testuale» della «scrittura scientifica» per creare reticoli «logici» – prima che «tecnologici» – di relazioni tra oggetti esterni (ai nostri reticoli) fisicamente distribuiti su diversi supporti analogici e depositati in archivi, biblioteche musei (n.b. con l’espressione “meta-iper-testi” ci riferiamo a testi che parlano delle relazioni tra testi, o più esattamente testi da noi elaborati in forma di studi scientifici per spiegare la natura delle correlazioni tra i testi artistici oggetto di studio). A tale scopo usavamo sia una nostra rappresentazione delle rispettive posizioni e dei nessi logici, sia le articolazioni dei documenti pensate dagli autori e rese accessibili nelle edizioni da noi consultate («riferimenti» agli atti, alle scene, ai capitoli, alle pagine, al time code, alle tracce audio, …).

In quel periodo, dal momento che la reticolarità di cui parlavamo era esclusivamente logica, le nostre lezioni e i nostri studi erano articolati in tante parti con una codificazione alfanumerica tale che consentiva, da ogni punto di un nostro studio, di saltare – sia con la memoria sia con lo spostamento fisico – ai «presupposti» e agli «sviluppi» contenuti in altre parti (pagine dello stesso studio) o in altri studi. I nostri studi meta-iper-testuali contenevano inoltre rimandi a indirizzi fisici relativi a quelle sole parti degli oggetti di studio correlate indirettamente tra loro attraverso gli stessi nostri studi. Ma ogni utente doveva viaggiare «materialmente» per fruire degli oggetti di cui parlavamo; per coglierne le correlazioni doveva acquisirli interamente e alle condizioni di acquisto/fruizione imposte del mercato o dagli archivi fisici dei detentori degli originali/copie e/o dei relativi diritti di accesso (soprattutto nel caso di libri e video inediti o non più editi disponibili sono in alcune biblioteche, in archivi specifici o nel mercato dell’antiquariato/usato), così da poter accedere alle parti da noi correlate attraverso i nostri studi. In altre parole noi creavamo dei «viaggi ipertestuali virtuali» tra testi oggetto di studio, presupponendo che l’utente dovesse possedere copia di quei testi o che la avrebbe acquisita per poter leggere/visionare/ascoltare le parti correlate durante il viaggio conoscitivo. Noi ovviamente avevamo nella nostra Bibliomediateca fisica copie regolarmente acquisite di tutti i testi oggetto di studio, e potevamo così elaborare i viaggi virtuali sulla base della conoscenza degli oggetti di studio che connettevamo tra loro anzitutto con la memoria e poi con estratti (per uso educational) posizionati lungo i nostri viaggi esplorativi. Il nostro libro dedicato all’opera di Ernst Lubitsch intesa e trattata come «Sistema di variazioni» o quello dedicato alla “Conversazione ininterrotta” tra Truffaut e Hitchcock intesa e trattata come un potenziale manuale ipermediale di narrazione audiovisiva, sono esempi di questa procedura. Il manuale di scienze demo-etno-antropologiche “Cultura egemonica e culture subalterne” scritto da Alberto Cirese, nostro mentore e maestro, è un altro esempio di quello che intendiamo con un «sistema pre-elettronico di studio reticolare».

Quando potemmo finalmente disporre di tecnologie elettroniche digitali – anche se ancora offline – l’integrazione tra metodologia e tecnologia cominciò ad essere più agevole, e così compimmo un salto che rese evidente – non solo a noi – come una rete ipertestuale di oggetti di varia natura potesse essere pilotata da un piccolo «meta-ipertesto» – di poco peso, di relativa complessità e implementabile con l’espansione di nuovi dati e relazioni – per cui tutti gli oggetti di studio e persino i presupposti teorici racchiusi in manuali cartacei digitalizzati sarebbero potuti rimanere completamente esterni ad esso per essere tuttavia richiamati, orchestrati, pilotati da esso stesso. In pratica noi fornivamo ai nostri utenti educational una «cartella» con una serie di file di poco peso correlati tra loro – il nostro Sistema di Studio – che a loro volta correlavano tra loro e pilotavano file molto pesanti esterni ad essi dai quali non partiva alcun link ma arrivavano (alle loro articolazioni codificate) i nostri link.

Già allora volevamo mostrare come, senza modificare gli oggetti di studio, senza aggiungere nulla ad essi, si potesse costruire un Sistema di Studio Reticolare in grado di aiutare l’utente del Sistema stesso a confrontare e studiare testi artistici (letterari, pittorici, musicali, teatrali, operistici, cinematografici) da più prospettive e a più livelli, indagando le soluzioni narrative e compositive presenti in quegli oggetto di studio, identificando i principi generali di narrazione e composizione utilizzati dagli autori, e scoprendo le relazioni «parentali» implicite tra i testi in base ai principi condivisi.

Fin dall’inizio avevamo ben chiaro, per molte ragioni (anzitutto per distinguere il nostro lavoro da quello degli autori dei capolavori narrativi che prendevamo in esame), che non volevamo includere i testi oggetto di studio all’interno dei nostri studi, neppure come «estratti», cosa che nelle nostre «lezioni» dal vivo eravamo ancora costretti a fare leggendo e mostrando le parti di essi che correlavamo logicamente. Non volevamo realizzare delle “edizioni deluxe” o “annotate” degli oggetti di studio, ma correlarne virtualmente le articolazioni (ove fossero raggiungibili con indirizzi assoluti, ancore, timecode all’interno dei dischi su cui erano memorizzati) come «nodi» di un Sistema di Studio Reticolare, rispetto al quale noi volevamo essere autori solo del «progetto» di Sistema e degli studi da diverse prospettive e a diversi livelli da noi realizzati per esso, lasciando così: A) ai detentori dei diritti la gestione delle risorse correlabili e le loro modalità di distribuzione, e B) agli utenti la decisione di correlarle o meno acquisendone il diritto d’uso dai legittimi proprietari/editori.

Per realizzare i nostri primi progetti di Sistemi Reticolari bastava disporre di collegamenti via cavo da un pc – anche portatile – verso dispositivi di fruizione digitale interfacciabili con il computer, purché tali dispositivi fossero in grado di leggere vecchi e nuovi supporti di memorizzazione digitale – come i cd audio e i laser disc e finalmente anche i cd rom – per poter trattare questi ultimi non come oggetti chiusi e inaccessibili dall’esterno da gestire con apposito e specifico lettore (come purtroppo i futuri dvdvideo e bluray video chiusi e criptati con tracce inaccessibili e non linkabili dall’esterno), ma come veri e propri «archivi di dati multimediali» su disco, le cui «tracce», cioè gli «indirizzi fisici assoluti» dei capitoli/brani/sequenze, erano raggiungibili attraverso i nostri «meta-iper-testi» di studio reticolare. I nostri Sistemi li offrivamo agli utenti su un semplice dischetto che conteneva anche il driver per gestire i sistemi e aprire i file esterni ad esso. Potevano essere installati su qualunque computer e gestiti attraverso piccole applicazioni da noi stessi realizzate ottimizzando le possibilità offerte dai software di organizzazione ipertestuale delle informazioni allora disponibili (Hypercard di Apple, poi il kit della Voyager Company per realizzare «expanded-books», poi Storyspace della Eastgate, e altri ancora). I nostri Sistemi erano in grado non solo di linkare gli oggetti esterni resi accessibili attraverso rack di dispositivi connessi al computer come un «hyper-jukebox multimediale» (formato da quei pochi modelli di lettori di cd audio, di cd rom e di laserdisc pensati per essere pilotati da pc), ma anche di spiegare la natura di quelle correlazioni indirette e implicite, tra gli oggetti di studio, che noi rappresentavamo e rendevamo esplicite proprio attraverso i nostri «studi meta-iper-testuali» (cioè studi sulle correlazioni implicite interne ed esterne ai testi artistici, cioè su quei meccanismi di funzionamento condivisi tra testi artistici che spiegano le loro affinità considerandoli come varianti di medesimi modelli logici).

In quel periodo l’editoria elettronica nascente (e ben presto morente a causa delle miopi premesse da cui era nata) si ostinava a creare oggetti autonomi non correlati e non correlabili, assumendo a modello le edizioni analogiche autosufficienti dei testi letterari musicali e audiovisivi (libri, dischi e videocassette). Il «valore aggiunto» dell’«edizione elettronica» rispetto a quella analogica era ricercato in un surplus di «addobbi» o «farciture» del testo da fruire, mutuando l’idea infelice dal modello di «libro annotato» scolastico e dagli «extra» e «bonus» inclusi nelle edizioni home video per collezionisti (cioè interviste agli autori, making, …). Il mondo dell’editoria elettronica cercava di promuoversi per la sola «utilità», «salvaspazio» e «salva alberi» delle nuove edizioni su disco. 

Eppure Theodor Nelson aveva già proposto un’idea di rete internet (agli albori) e di editoria aperta in cui fosse possibile linkare porzioni di testi creando assemblaggi temporanei lasciando ai soli autori e aventi diritto la possibilità di pubblicare i loro testi ma offrendo al contempo la possibilità di linkarli dall’esterno a chiunque volesse considerarli virtualmente come oggetto di propri studi e discorsi. Anche se Nelson non aveva considerato nella sua idea di rete la possibilità di incentivare la realizzazione di meta iper testi che avrebbero potuto giovarsi delle correlazioni virtuali ai testi pubblicati dagli autori sui loro siti, aveva comunque creato le premesse perché questo potesse accadere. Nella sua idea di rete era prevista solo la possibilità di fare accostamenti, collegamenti diretti ed espliciti come citazioni antologie e  raccolte di testi su medesimi argomenti; ma almeno la sua idea di rete (quella giusta, se no che rete sarebbe?) avrebbe evitato le ridondanti e illecite duplicazioni di cui la rete è sempre piena senza rispetto per gli autori e gli aventi diritto dei testi; quella selvaggia appropriazione e inclusione di testi facilitata dal copia/incolla che rende quasi tutti i siti cloni parziali l’uno dell’altro. L’idea rivoluzionaria di Ted Nelson era stata subito boicottata da coloro che invece pensavano all’«alfabetizzazione» informatica come replica delle attività e degli strumenti da ufficio (un simulatore della macchina per scrivere, un simulatore della calcolatrice, un simulatore del tavolo da impaginazione, un simulatore della centralina di montaggio) e alla rete Internet intesa solo come una grande vetrina di trailer e «assaggi» per aiutarli a vendere meglio i loro prodotti offline.

Mentre accadeva tutto questo, noi proponevamo di realizzare un modello di Sistema di Studio reticolare che non contenesse dati (oltre i nostri meta-iper-testi) ma piuttosto sfruttasse dati esterni preesistenti, trattando cd audio e laserdisc (anche con i loro «extra») come veri e propri archivi correlabili a distanza dal nostro sistema cognitivo; ovviamente, non appena la rete lo rese possibile anche solo parzialmente per i documenti letterari (con il “Progetto Gutenberg” ad esempio), noi subito aggiungemmo, ai nostri Sistemi, i link ai dati esterni online, sfruttando le «ancore» che gentilmente i curatori dei siti avevano posto ad ogni paragrafo di quei testi, che noi assumevamo ad oggetto di studio e correlazione indiretta attraverso i nostri metaipertesti. 

Noi volevamo arrivare a sviluppare un modello logico e tecnologico di Sistema di Studio Reticolare che non richiedesse di aggiungere nulla negli e dagli oggetti di studio presi in esame e pubblicati dagli autori (editori e aventi diritto) al di fuori di esso nei loro siti; piuttosto ci interessava creare innumerevoli possibilità di correlazione indiretta tra gli oggetti di studio fisicamente esterni ai nostri Sistemi ma virtualmente correlati tra loro mediante i Sistemi stessi. Ci interessava la possibilità di implementare i Sistemi con nuove correlazioni (nuovi dati esterni linkabili da essi) e nuovi criteri di correlazione e link tra i dati esterno qualora si assumessero nuove prospettive di studio. Tutto questo senza senza dover né includere né modificare gli oggetti – esterni – presi in esame per esplicitare le loro implicite correlazioni. 

Quello che a noi occorreva, per realizzare i primi prototipi di Sistemi di Studio Reticolare, era soltanto che i testi oggetto di studio e correlazione fossero «ancorabili», contenessero cioè ancore, timecode, codificazioni della loro intrinseca articolazione, per permetterci di collegare i nostri studi non all’intero testo (per poi dover chiedere al nostro utente utente di andare cercare una determinata pagina e un particolare paragrafo) ma direttamente alle unità narrative e compositive considerate e correlate:  paragrafi, scene, sequenze, movimenti musicali.

La nostra attenzione, sin dai primi prototipi, si concentrò su quei potenziali nonché ideali oggetti e strumenti di studio che chiamavamo ironicamente «pre-elettronici», in quanto concepiti reticolarmente da chi li aveva creati anche senza poterne prevedere possibili edizioni elettroniche (si vedano in proposito le nostre riflessioni sui testi che consideriamo «pre-elettronici» in quanto particolarmente adeguati ad una edizione digitale reticolare ovvero inadeguati ad una edizione analogica lineare). Al contempo dovevamo fare di necessità virtù sfruttando possibilità tecnologiche limitate (da una progettazione miope) di software pensati per realizzare oggetti autonomi ma non correlabili, sul modello del romanzo dotato di «note» critiche, o del manuale con antologia di esempi in «allegato».

Noi non volevamo creare pubblicazioni elettroniche contenenti testi dipendenti tra loro e per di più gerarchicamente (il racconto commentato o il saggio esemplificato antologicamente). Noi volevamo creare Sistemi composti da documenti oggetto di studio (esterni) e da studi meta-iper-testuali (interni, correlati bidirezionalmente tra loro e unidirezionalmente ai documenti esterni); Sistemi che permettessero agli utenti di esplorarli partendo indifferentemente dagli oggetti di studio (per scoprire con quanti studi e con quali prospettive poterli analizzare) o dagli studi metaipertestuali (per scoprire a quanti e a quali oggetti poterli applicare per scoprirne le implicite correlazioni) o ancora dalle prospettive di studio (i principi teorico metodologici assunti nei nostri studi, per conoscere quante e quali applicazioni testuali abbiamo potuto farne, con i nostri studi ai capolavori dell’arte narrativa).

Fin dagli albori dell’editoria elettronica avevamo mostrato, con l’aiuto di informatici ed editori americani dalle menti un po’ più aperte, quali prospettive si sarebbero potute aprire sfruttando le possibilità – al di là di quelle previste dagli sviluppatori – offerte da un piccolo software, integrabile con altri, per pilotare lettori di laser disc, lettori di cd audio e di cd rom direttamente da un nostro Sistema, che così avrebbe potuto contenere «solo» una molteplicità di studi meta-iper-testuali sulla natura delle correlazioni implicite tra testi oggetto di studio esterni ad esso, anche in varie forme espressive e mediali (ad esempio i saggi e le interviste, in forma letteraria, radiofonica, audiovisiva, insieme ai film realizzati da Alfred Hitchcock e da François Truffaut).

Agli inizi di questa impresa non c’era ancora internet disponibile, se non per le mail, non c’era la banda larga, almeno nel nostro paese; e Apple stava per rinunciare a uno dei suoi progetti più innovativi, per quanto complicato nell’uso da una faticosa programmazione: Hypercard. Ma noi stavamo già lavorando a una nuova versione dei nostri Sistemi, prevedendo che, non appena la rete ce lo avrebbe concesso, avremmo messo online un intero Sistema di Studio Reticolare, compresi gli indirizzi di tutti i dati esterni a cui puntare dalle nostre lezioni/studi meta-iper-testuali.

Per comprendere il senso e il valore innovativo della nostra idea di «Sistema di Studio Reticolare» occorre tener conto che per anni, prima dell’arrivo della rete internet e del cloud, prima dello spostamento online degli archivi tanto da parte delle Istituzioni culturali quanto da parte degli autori e dei distributori di contenuti (basti pensare a Netflix che passò da distributore offline di contenuti homevideo su ogni tipo di supporto a piattaforma video online in streaming), i software pensati per lo sviluppo di sistemi ipermediali «incollavano» gli «oggetti di studio e del discorso» all’interno dei medesimi file insieme agli studi e ai discorsi. Di conseguenza per realizzare un Sistema di Studio come quello che avevamo progetto per l’opera di Lubitsch o di Truffaut e Hitchcock avremmo dovuto creare file giganteschi includendo in essi i documenti oggetto di studio (le sequenze, i saggi, le interviste). 

In quelle condizioni tecnologiche, a quel tempo, anche per scrivere un saggio dedicato ad Alice nel paese delle meraviglie eravamo costretti a inglobare il testo di Carroll, magari frammentato, nel nostro studio (con relativi problemi di diritto mascherati da ampie «citazioni»), oppure rimandare il lettore all’edizione del testo in suo possesso, dandogli dei riferimenti alla pagina e al paragrafo.

Per superare questa situazione noi volevamo mostrare, prima ancora della completa transizione all’online, che potevamo offrire ai nostri utenti un sistema di meta-iper-testi di nostra proprietà che oltre ai collegamenti tra i nostri meta-iper-documenti contenesse solo collegamenti virtuali a indirizzi di dati esterni ad esso, senza dover modificare in alcun modo le «risorse correlate» rese disponibili da altri soggetti (musei, biblioteche ma anche distributori di contenuti online), intendendo per risorse correlate sia le opere artistiche, cioè i nostri oggetto di studio, sia le opere scientifiche, cioè i presupposti teorici dei nostri studi. Nel nostro «Sistema di Studio Reticolare» non erano inclusi anche i file dei «correlati» (romanzi, film, opere teatrali e opere liriche; saggi e interviste di grandi scienziati) neppure come «estratti»; e questo implicava che noi non avremmo dovuto acquisire i relativi diritti per offrirli poi ai nostri utenti insieme a quelli relativi al nostro lavoro. Finalmente potevamo separare, in modo netto e adeguato, il nostro lavoro, di studiosi e di didatti, da quello dei distributori di contenuti oggetto di studio dei nostri Sistemi. Di conseguenza i nostri utenti avrebbero potuto acquisire l’accesso ai contenuti virtualmente correlati – e i diritti ai relativi – non da noi ma dagli aventi diritto; inoltre, in molti casi, gli stessi utenti avrebbero persino potuto scoprire di averli già a disposizione su supporti correlabili ai nostri Sistemi, come cd audio o laser disc (i quali, a differenza degli attuali dvdvideo e bluray, avevano tracce raggiungibili dall’esterno, come i cdaudio).

La nostra proposta metodologica, tecnologica e editoriale sull’esempio del sistema “Xanadu” di Theodor Nelson si opponeva alla scandalosa e fallimentare proposta, allora ampiamente diffusa, del “pacchetto multimediale”. Il pacchetto consisteva nell’assemblare in una nuova «confezione»: un cofanetto cd audio, relativo ad esempio ad un’opera come Il flauto magico di Mozart (l’edizione di cui il distributore possedeva già i diritti); un saggio divulgativo sull’opera; una biografia dell’autore; il libretto dell’opera; e «virtualmente» (per accordi con il relativo distributore) un laser disc relativo a una famosa messa in scena dell’opera stessa; il tutto collegato meccanicamente e automaticamente attraverso un programmino su dischetto che permetteva di «pilotarli». Insomma tutto ciò che offrivano questi «pacchi» era di «evitare» all’utente di dover «viaggiare fisicamente» per cercare nella propria libreria e aprire separatamente il libretto del Flauto Magico, uno o più libri di studi sul Flauto magico (ausili cioè per tentare di comprenderne la costruzione narrativa, letteraria, musicale e visiva), uno o più cd audio (per ricercare e ascoltare, con l’apposito telecomando, la traccia audio di una delle tante esecuzioni orchestrali relative alla scena letta nel libretto), ed eventualmente anche il laser disc, o il nastro VHS, relativo a una delle tante messe in scena pubblicate (per ricercare e vedere con l’apposito telecomando la traccia video di una messa in scena relativa alla medesima scena).
Qual era dunque il “valore aggiunto” del “pacchetto multimediale”? «Facilitarci» quello che facciamo tutti senza di esso, cioè spostarci fisicamente per cercare cose da leggere/ascoltare/vedere, stimolati da altre cose già fruite? Avere a disposizione un dispositivo che piloti tutti gli altri dispositivi senza usare tanti telecomandi? Quello di poter comperare tutte insieme tante risorse già vendute o offerte separatamente da tanti soggetti? Paradossalmente i «pacchetti» costavano più della «somma delle parti», ma non offrivano alcun reale «valore aggiunto» (che non fosse il collegamento automatico tra le parti), tale da giustificare la spesa.

Quello che per noi, invece, costituiva già allora il «valore aggiunto» su cui ritenevamo che valesse la pena sperimentare e investire, era la possibilità di creare, con le nostre capacità, la nostra esperienza, le nostre abilità, un sistema di meta-iper-testi correlati tra loro per scoprire e spiegare le correlazioni implicite tra le parti di un testo o tra testi oggetto di studio in base a principi generali condivisi. Questo modo di concepire il Sistema di Studio, mantenendo ben separati i correlati esterni (i capolavori artistici e le opere scientifiche nelle edizioni disponibili e accessibili che ci interessava assumere ad oggetto di studio), ci permetteva di offrire uno strumento cognitivo composto esclusivamente da:
– una serie di file ipertestuali contenenti i nostri studi multiprospettici del testo oggetto di studio, correlati bidirezionalmente sia tra loro e unidirezionalmente alle parti degli oggetti esterni presi in esame;
– il programma in versione runtime per gestirlo (sostituito poi dai browser) e i player multimediali disponibili online da scaricare o già integrati nel sistema operativo usato dall’utente;
– i soli indirizzi fisici (non ancora online) che puntavano alle tracce dei laserdisc o dei cdaudio o dei manuali teorici digitalizzati e memorizzati (da noi o dall’utente o da un editore) su disco magneto-ottico.

Per quanto riguardava i manuali teorici o i romanzi correlati virtualmente ai nostri sistemi ma non esistenti in formato ebook, sostenevano (e sosteniamo ancora) che chi li avesse già comperati in versione analogica cartacea potesse disporre del diritto di trasferirli su floppy disc o su cd rom per farne degli «ebook» con «ancore» per una consultazione reticolare tramite i nostri Sistemi, ovvero che, disponendo delle edizioni cartacee potesse ricavare da esse – da solo o con il nostro aiuto – le edizioni digitali corrispondenti correlabili attraverso i nostri Sistemi che le prevedevano come presupposti teorici dei nostri studi. 

Di lì a poco i distributori di musica avrebbero rilasciato, insieme ai cd audio anche i file mp3  da scaricare dal loro server, e, successivamente, l’accesso ai file online da ascoltare da qualunque dispositivo. 

Sin da allora ci chiedevamo come mai nell’editoria letteraria si ostacolavano e boicottavano le edizioni ebook (ad esempio riducendo anziché espandendo le edizioni digitali, stabilendo prezzi quasi equivalenti a quelli delle edizioni cartacee, costringendo l’utente a scegliere tra l’edizione analogica e quella digitale piuttosto che fornirle entrambe come nell’editoria musicale), e come mai, se l’utente le creava da solo, scansionando libri regolarmente acquistati, veniva assimilato a un pericoloso pirata anche se non ne diffondeva la copia digitale.

Mentre attendevamo che l’editoria digitale crescesse nonostante gli sforzi dei grandi editori per rallentarla (ma il fenomeno Kindle di lì a poco ci avrebbe rincuorato), al contempo mostravamo che i laserdisc distribuiti da grandi società come la Disney o la Criterion, e i cd audio spesso già in possesso degli utenti, potevano diventare, nel loro insieme, un discreto archivio di risorse a cui mirare attraverso un Sistema di Studio Reticolare come il nostro, implementabile e aperto a connessioni verso l’esterno.

I nostri «Sistemi» si caratterizzarono da subito all’interno del panorama angusto dell’editoria elettronica (ancora dominato dai database e dai percorsi multimediali gerarchici e lineari) come strumenti non di semplice ricerca, ma di studio, perché gli Studi Meta-Iper-Testuali che elaboravamo, e che costituivano la parte originale dei Sistemi stessi, non si rivolgevano solo a chi già sapeva cosa cercare, ma anche a chi voleva acquisire criteri più raffinati (nuove competenze oltre che nuove conoscenze) per orientarsi e scoprire nuovi interessi esplorando il mare delle informazioni non ancora online ma distribuito su tante memorie separate ma raggiungibili attraverso strumenti cognitivi logicamente e tecnologicamente reticolari come i nostri.

Una svolta nella gestione dei «correlati esterni» avvenne quando riuscimmo a realizzare un esperimento che di fatto creò il precedente che mancava per nostra attività. L’esperimento consisteva nel riuscire a linkare da un nostro Sistema di Studio diverse porzioni di uno stesso film memorizzato come un unico file su un server a distanza. In quell’occasione sfruttammo e sviluppammo possibilità offerte dall’applicazione QuickTime, concepite per l’offline e no previste per l’online, creando «alias» di «collegamenti» a parti di un medesimo video.

Da allora, in numerose occasioni pubbliche internazionali  mostrammo, sia a specialisti sia al grandi pubblico, come noi potevamo realizzare prototipi di Sistemi di Studio della Narrazione audiovisiva valorizzando archivi esterni sia letterari (saggi e interviste degli autori, sceneggiature, diari di lavorazione, epistolari ..) sia audiovisivi (i loro film e i filmati sulla lavorazione) senza possederli né possedendone i diritti d’uso, ma linkandoli virtualmente (indicando gli indirizzi assoluti delle tracce sui supporti fisici o sui siti online) dagli studi-lezioni metaipertestuali da noi elaborati per indagarne le correlazioni implicite e scoprirne le soluzioni autoriali esplicitando i principi di composizione e narrazione utilizzati dagli autori.  

Questa nostra idea di edizione elettronica linkabile in ogni sua parte da Sistemi di Studio come i nostri si scontrava con quella degli editori interessati a rivendere in nuovi edizioni digitali inaccessibili solo ciò di cui possedevano loro stessi i diritti, e non a consorziarsi tra loro per offrire all’utente un’esperienza conoscitiva interdisciplinare multimediale e reticolare: quella di poter utilizzare un innovativo Sistema di Studio che integrasse manuali e oggetti di studio per aiutarlo a comprendere meglio l’opera di uno o più autori e ad acquisire simultaneamente strumenti adatti tanto per analizzarla e apprezzarla maggiormente che per progettare lui stesso nuovi racconti audiovisivi (manuali di studio analitico e progettuale correlati a prodotti audiovisivi per acquisire competenze ma anche per esercitarsi ad applicarle). 

Editori, musei e teatri ci chiedevano soltanto di aiutarli a pubblicare, rieditare e promuovere quello che avevano in catalogo o cartellone, ma non mostravano alcun interesse per l’opportunità di creare nuove tipologie di prodotti-strumenti che aggiungessero valore alle loro stesse risorse correlandole indirettamente ad altre attraverso i Sistemi di Studio, che favorissero lo studio dei testi artistici e al contempo lo studio delle teorie scientifiche sperimentadone l’applicazione come strumenti di indagine intra e inter testuale.

In questa nuova prospettiva, proprio all’uscita del primo “expanded-ebook” su floppy disc da parte di una società che intendeva rappresentare lo stato dell’arte nell’ editoria elettronica – si trattava della versione ipertestuale della famose “edizione annotata di Alice nel paese delle meraviglie” – cogliemmo l’occasione per mostrare che cosa significasse per noi realizzare (ottimizzando le possibilità di Hypercard notevolmente sottoutilizzate nella creazione di un libro digitale lineare) la versione elettronica «reticolare» (non «espansa») di un classico della narrazione per l’infanzia come Alice nel paese delle meraviglie. Noi intendevamo non semplicemente «addobbare» il testo di Carroll con più illustrazioni e più note rispetto alla versione cartacea, ma trasformarlo in una serie di «nodi narrativi» e integrarlo in un «sistema di correlazioni» dove, insieme ad altri testi di Carroll e di altri narratori, insieme alle immagini di tanti altri illustratori oltre Tenniel, insieme a riscritture e messe in scena tratte da quel libro, si introducevano non generici saggi sul testo o semplici note unidirezionali a piè di pagina (tecnologicamente mutate in «popup apri e chiudi») ma: A) una molteplicità di studi dello stesso testo da più prospettive, a più livelli e scena per scena, e B) le teorie presupposte degli studi – logici linguistici matematici – da noi ritenuti necessari per comprendere la complessità del testo di Carroll.
Ma soprattutto mostravamo come in un Sistema di Studio Reticolare si potesse partire, per fruirlo, non solo dall’oggetto di studio, ma anche dagli studi, o dalle teorie presupposte degli studi. Partendo dagli studi scena per scena, che punto per punto linkavano il testo di Carroll e altri testi dello stesso autore o di altri autori correlandoli tra loro indirettamente attraverso lo stesso punto di vista analitico/principio narrativo mostravamo che i meccanismi usati da Carroll in una articolazione del suo capolavoro erano gli stessi usati da lui stesso o da un altro autore in un altro testo, e che questo creava delle importanti correlazioni narrative in forma di domande/risposte tra essi. 

Partendo dal testo di Carroll, scena per scena, mostravamo con quante e quali prospettive scientifiche si poteva studiarlo, adeguate a metterne in luce la complessità di piani e di aspetti. Inoltre nel Sistema i presupposti teorici degli studi non rimanevano impliciti ma erano esplicitati e raggiungibili anch’essi, dagli studi, collegandoli ai manuali di logica presupposti tanto dell’opera di Carroll quando degli studi sul testo da parte di logici come Martin Gardner o Raymod Smullian.

In questa costruzione labirintica, che integrava molteplici opere narrative, molteplici studi e molteplici teorie scientifiche, il nostro contributo non si limitava a «orchestrare» materiali eterogenei preesistenti, ma comprendeva l’elaborazione di studi meta-iper-testuali rigorosi e adeguati per analizzare ogni scena da diverse prospettive scientifiche (cosa che ci distingue da coloro che conducono lo studio testuale da una sola prospettiva – quella che caratterizza lo studioso – e mai scena per scena, ma solo esemplificando per alcune scene ben scelte la bontà della teoria assunta per studiarlo).

Il Sistema di Studio Reticolare consentiva di esplicitare le prospettive scientifiche adottate nei nostri stessi studi, per fare di esse stesse oggetti di studio, nel Sistema stesso, ma anche per poterne ricercare applicazioni in ogni punto del testo di Carroll in cui lo stesso autore si era servito di quei meccanismi per farlo funzionare. Attraverso lo studio teorico e applicativo dei principi narrativi utilizzati dallo stesso Carroll potevamo far emergere correlazioni tra le parti del testo e con altri testi, normalmente invisibili a quanti non conducano studi sistematici, e tuttavia correlazioni che Carroll stesso aveva previsto dal momento che aveva costruito il suo testo e altri suoi testi (come Attraverso lo specchio e Caccia allo Snark) con lo stesso rigore e con gli stessi principi. Mostravamo infatti che il testo di Carroll contiene domande e risposte che inducono il lettore a spostarsi con la memoria da una scena all’altra, a richiamare altri testi già letti, e persino a supporre l’esistenza di altri testi non letti e forse non ancora scritti che attuino varianti non attuale nel testo di Alice nel paese delle meraviglie.

Eravamo sulla buona strada, lo sapevamo e lo abbiamo capito quando un critico, Guido Fink, vedendo e apprezzando la prima versione del nostro Sistema di Studio Reticolare dedicato a Ernst Lubitsch il maestro dei maestri dell’arte della narrazione audiovisiva, scrivendo l’introduzione ad un libro che scrivemmo per introdurre i lettori al “Sistema Lubitsch”, ci sfidò a condurre un lavoro analogo sull’opera di Roberto Rossellini. Raccogliemmo volentieri la sfida, e quando i suoi eredi ci chiesero di lavorare sull’opera di Rossellini conferendoci i diritti d’uso e i materiali necessari per poter sviluppare il Sistema Reticolare di Studio, scoprimmo che lo stesso Roberto Rossellini – come si poteva desumere dai suoi numerosi scritti, in parte inediti – aveva immaginato lui stesso un Sistema di Studio, addirittura «polienciclopedico», per connettere, attraverso tra loro i laboratori di ricerca di grandi umanisti del passato e del presente. Così ci lanciammo nell’impresa più ardua e faticosa mai affrontata, soprattutto perché ci lasciò senza risorse economiche e senza aiuti quando, finite le celebrazioni per il Centenario della nascita dell’autore, ci furono tagliati i fondi necessari per continuare. Ma quell’impresa ci fece capire che in Roberto Rossellini avevamo trovato un nostro maestro e collaboratore indiretto, che ancora continua a ispirare le nostre ricerche e i nostri progetti. Come beffa dopo il danno, approfittando dell’interruzione del nostro lavoro, altri hanno creato succedanei fuorvianti del Sistema Polienciclopedico a cui stavamo lavorando, per presentare Roberto Rossellini non come un umanista enciclopedista ma come un divulgatore di storia con i mezzi audiovisivi, tradendo così il progetto umanistico rosselliniano da noi raccolto e sviluppato, che ora vi invitiamo a leggere e a visionare direttamente nello spazio del portale dedicato ad esso, in attesa di trovare nuovi più affidabili partner per portarlo a compimento.

Un collaboratore diretto, oltre che nostro maestro e mentore, in queste nostre imprese insieme metodologiche e tecnologiche, è stato il grande antropologo Alberto Mario Cirese, che oltre a sostenerci e consigliarci in ogni nostro progetto, ci ha incoraggiati a progettare quel «manuale ipermediale di scienze demo-etno-antropologiche» che, in nuce, è già abbozzato nell’insieme dei suoi studi metodologici e in particolare in quel «manuale pre-elettronico» da lui scritto e pubblicato in forma cartacea (Cultura egemonica e culture subalterne) contenente soluzioni logiche e grafiche pensate per una consultazione propriamente «reticolare». Ma con il pensionamento e poi con la morte di Cirese non abbiamo più trovato alleati per portare avanti quel progetto che rimane tra i nostri piani per prossimo futuro.

Quando avviammo il “Laboratorio Shakespeare” avevamo in mente di realizzare dei nuovi prototipi, e anche se il progetto fu abbandonato dall’Ente teatrale nostro partner – come tanti restio a investire nell’educational – noi al contrario decidemmo di investire tutte le nostre risorse nello sviluppo di almeno un prototipo completo di una nuova tipologia di Sistemi di Studio Reticolare realizzabili implementabili e fruibili unicamente online.

Realizzammo così il prototipo del Sistema di Studio Reticolare dedicato a Romeo and Juliet; Agostino Lombardo, un altro nostro illustre mentore, avrebbe voluto presentare e promuovere lui stesso il progetto più complesso a cui stavamo lavorando, ma i tempi lenti di sviluppo, causati dalle scarse risorse, ci impedirono di mostrargli la versione del Sistema 1.0 conclusa prima della sua morte. Tuttavia riuscimmo a completare il prototipo e a mostrare in più occasioni pubbliche cosa avevamo fatto con tecnologie e risorse limitate, e a dare un’idea di che cosa avremmo potuto fare con la banda larga, il trasferimento di tutta la nostra attività online, nuovi partner e un gruppo di collaboratori ben preparato allo scopo. Grazie a quel prototipo ci fu infatti più chiaro come avremmo potuto sviluppare una nuova generazione di Sistemi di Studio Reticolare online adatti a far funzionare tanto una scuola di base – l’ “Edumediateca per la Didattica dell’Arte Narrativa” – quanto un Circolo di fruitori esigenti –  il “Circolo dei Cercatori di Tesori nei Territori Inesplorati dell’Arte Narrativa” – quanto una Scuola per narratori professionisti – L’ “Alta Scuola di Perfezionamento in Narrazione Artistica Poliespressiva” -.

Da quel momento capimmo che il nostro lavoro doveva puntare da un lato a valorizzare archivi di grandi autori del passato inerti e irrelati, dall’altro a creare nuovi manuali di studio di narrazione e composizione per insegnare a fare e a studiare arte con la scienza; manuali del futuro basati sullo studio dei testi classici, sul ricavare da essi insegnamenti di carattere generale, e sull’adottare i grandi autori del passato come maestri virtuali degli autori del futuro. 

Da allora ci siamo convinti che questo paziente lavoro di ricostruzione del tessuto umanistico sia lo strumento più idoneo per contrastare il degrado culturale in cui viviamo, per ricucire lo strappo con la tradizione umanistica, per formare nuovi artisti e per rilanciare gli studi umanistici stessi.

Abbiamo capito che creare i Sistemi di Studio Reticolare e valorizzare gli archivi della tradizione umanistica sono due facce della stessa medaglia, perché proprio quegli archivi possono diventare i manuali di studio delle competenze straordinarie racchiuse in essi. Basta solo sapere come fare. E noi ora lo sappiamo.
In questo stesso Portale potete leggere delle nostre scoperte, delle nostre elaborazioni teoriche e metodologiche in relazione agli elementi costitutivi della narrazione: i principi narrativi e i modi per esplorare e rappresentare le correlazioni implicite interne ed esterne ai testi presi in esame in base ai principi condivisi. 

Come abbiamo più volte sottolineato, la nostra ricerca è volta allo studio delle correlazioni non immediatamente percepibili (per le altre basta un semplice programma di ricerca per trovarle) e dei criteri di correlazione, la cui definizione va ricercata in testi scientifici dimenticati dagli attuali corsi di studi universitari. In questa prospettiva una parte dei nostri sforzi è rivolta alla ricerca e alla sperimentazione della tecnologia più adatta a rappresentare la rete di correlazioni. 

Per facilitare questo cammino che da troppo tempo ci impegna in ardue sperimentazioni alla frontiera e al limite delle possibilità tecnologiche, avendo adattato per anni dei software non nati per fare quello che facciamo noi, abbiamo deciso di sviluppare noi stessi un software più adatto per supportare il nostro lavoro di sviluppo dei Sistemi di Studio Reticolare e per agevolare la fruizione da parte dei nostri utenti. Ma dobbiamo avere anche i partner giusti. Al momento vogliamo ricordare due compagni di viaggio: the Gutenberg Project, che oltre a mettere online testi fuori dai diritti, li rende accessibili capoverso per capoverso attraverso ancore, e poi Youtube,  che genera automaticamente, con un timecode, i link ai punti dei testi audiovisivi che si vogliono raggiungere da siti esterni ad essi o da studi come quelli meta-iper-testuali che caratterizzano la nostra attività.

Nostro costante punto di riferimento in questo lungo cammino è stata la distribuzione musicale: quando tutto il mondo editoriale era ancora analogico, … l’editoria su cd-audio ci offriva archivi di musica con tracce raggiungili e leggibili da un semplice lettore, o meglio da un rack di lettori di cd audio collegabili e pilotabili da un PC. 

Quando la distribuzione degli audiovisivi cominciava a servirsi di dvd e i bluray e nascevano le prime edizioni letterarie e multimediali su cd-rom, … la musica era già online, con I-tunes, e si potevano acquistare i singoli brani o esportare come tracce audio online le proprie digitalizzazioni di dischi regolarmente acquistati e addirittura sostituirle con le tracce online messe a disposizione dagli aventi diritto per la distribuzione su I-tunes.
Quando Amazon ha operato un salto fondamentale per tutta l’editoria (seguito per necessità dagli altri distributori di libri) offrendo edizioni fruibili online attraverso un piccolo dispositivo portatile (il Kindle), e poi attraverso qualunque altro dispositivo mobile mediante un software rilasciato da Amazon stesso, quando sono stati finalmente riconosciuti i nuovi formati di lettura e scrittura per l’editoria elettronica dopo l’inadeguato pdf (primo tra tutti l’epub, con tante varianti), quando il cinema e le serie sono passate online mediante i grandi distributori di contenuti audiovisivi, … la musica aveva già raggiunto, con Spotify, la «distribuzione illimitata», proprio mentre l’idea di un abbonamento «unlimited» per la letteratura, offerto da Amazon per Kindle, veniva ostacolata dai tanti editori che non accettavano di farne parte perché preoccupati di guadagnare di meno che con la sole pubblicazioni analogiche, … così ora, mentre le offerte in abbonamento per cinema e serie rispecchiano ancora il modello televisivo generalista, Spotify offre ai propri abbonati l’accesso diretto a singole tracce online come indirizzi assoluti dall’esterno. 

È chiaro che come è sempre avvenuto in passato la tecnologia può sollecitare o frenare la crescita culturale di un paese. Ci piace fantasticare su quello che avremmo potuto già realizzare se la rete Internet avesse seguito il modello proposto da Theodor Nelson piuttosto che quello della vetrina per la vendita della merce offline. Non possiamo che augurarci che prima o poi inevitabilmente tutti i distributori di contenuti online seguano almeno l’esempio di Spotify, di Gutenberg Project e di Youtube, che offrono l’accesso dall’esterno a singole tracce/scene con ancore e timecode. Noi stessi prendiamo a modello la distribuzione musicale online, che, essendo sempre un passo avanti alle altre forme di distribuzione, offre esempi efficaci di possibili via da seguire. 

Ci auguriamo che in un prossimo e non lontano futuro tutti i beni artistici siano online in fedeli copie digitali e offrano accesso dall’esterno, a condizioni che da un lato beneficino gli aventi diritto e da un altro consentano a fruitori educational di poterli consultare e studiare anche solo parzialmente senza dover soggiacere ai sovrapprezzi e al lucro di una distribuzione offline che penalizza gli utenti anche solo mettendo fuori catalogo testi classici che dovrebbero far parte degli oggetti e degli strumenti di studio per formare le nuove generazioni.

Vi invitiamo in proposito a leggere le nostre proposte e considerazioni riguardo alcuni semplici passi che potrebbero fare da un lato dagli editori scolastici, per migliorare l’istruzione a tutti i livelli, e da un altro lato i grandi distributori online come Amazon, per superare d’un colpo il problema della scomparsa dei contenuti, soprattutto letterari (ma anche audiovisivi), dai cataloghi degli editori tradizionali, e per evitare le conseguenti speculazioni da parte del mercato dell’usato/antiquariato in relazione ai titoli non più editi.

Da parte nostra noi miriamo ad offrire a condizioni educational (cioè gratuitamente e accettando solo donazioni per contribuire alle spese da noi sostenute) Sistemi di Studio che possano favorire la scoperta di documenti virtualmente correlati dagli stessi Sistemi, e accessibili online, senza includerli materialmente nei nostri Sistemi, e rimandando agli aventi diritto il problema di fissare le condizioni per dare accesso a porzioni o all’interezza dei documenti correlati online. 

Così, se un avente diritto stabilirà che per dare accesso ai materiali in proprio possesso l’utente dovrà sborsare una somma eccessiva, finirà per avere pochi accessi, mentre se stabilirà una somma equa avrà molti accessi, e se li offrirà gratuitamente potrà promuovere più facilmente l’acquisto dell’intera opera in suo possesso grazie alla promozione indiretta che riceverà dall’interazione tra le parti dei propri documenti rese accessibili online e gli altri correlati dei nostri Sistemi.

Saranno comunque gli utenti a decidere se attivare i link contenuti nei nostri Sistemi, scoprendo in taluni casi di possedere già le risorse correlate, e in altri di avere un incentivo ad acquisirle alle condizioni stabilite dagli aventi diritto e da coloro che avranno messo online tali risorse. Noi ci limiteremo a fornire gli indirizzi dove trovare online le risorse eventualmente disponibili e accessibili.

Riteniamo valga la pena soffermarci su un’ultima questione riguardante la nostra attività di costruttori di Sistemi di Studio Reticolari. Durante il lungo percorso di ricerca che ci ha portati a delineare il modello di Sistema di Studio Reticolare intorno a cui stiamo sempre al lavoro, anche per trovare soluzioni tecnologiche adeguate alla sua architettura logica, abbiamo dovuto affrontare diverse complicazioni, dovute all’inadeguatezza delle condizioni in cui abbiamo operato e in cui ancora operiamo. Queste complicazioni riguardano diversi piani e aspetti del nostro lavoro:

– I software

anche se ora proliferano applicazioni per creare mappe e labirinti testuali, queste sono ancora condizionate dall’automatismo ideologico che ne fissa l’«inizio» e il «centro», assumendo il presupposto implicito errato e ingenuo di una rappresentazione gerarchica con unico ingresso e un’unica uscita. 

Anche se il pdf è ancora il formato elettronico più diffuso in cui sono pubblicate le edizioni digitali (peraltro il più accettato, non senza fondamento, dalle biblioteche, in quanto consente di far riferimento a «pagine» proprio come le edizioni analogiche) è tuttavia ancora il risultato di un adattamento di un formato non nato per la fruizione online e perciò ancora inadatto a tale scopo; il suo scopo primario (quello di mandare in stampa libri incorporando le font e mantenendo l’impaginazione) continua a condizionarne lo sviluppo: non solo non consente di linkare singole pagine ma solo l’inizio del documento, ma il suo peggior difetto è che quando viene aperto da un browser, si scarica automaticamente sul dispositivo dell’utente e di conseguenza i link relativi che partono da esso non funzionano più perché sono ricercati sul dispositivo e non online.

Ad oggi alcuni dei software concepiti per l’ipermedialità funzionano ancora solo offline e addirittura solo per alcuni sistemi operativi e non altri.

L’epub, il formato più diffuso per la lettura degli ebook online, offre ancora possibilità di editing molto limitate. L’edizione online, nella concezione implicita dei programmatori, deve ancora imitare quella offline o esserne un succedaneo limitato; sempre secondo gli sviluppatori il prodotto online deve essere solo fruibile e non implementabile online. 

La gestione delle informazioni offline o online è sempre gerarchica: i data base sono l’unico strumento reso disponibile per gli utenti, ma questi sono utili solo per chi sa cosa cercare. 

Chi sviluppa algoritmi per offrire agli utenti un supporto nella ricerca di nuovi contenuti da fruire non ha né interesse né le capacità per aiutarlo a crescere, vuole sfruttare il suo gusto degradato anziché aiutarlo ad affinarlo acquisendo strumenti per leggere e rileggere oltre che oggetti da leggere. Anche per questo le funzioni dei player sono estremamente limitate presupponendo che l’utente non studi i testi ma li legga soltanto come ha sempre fatto offline.

– Gli oggetti di studio

non tutti gli oggetti di studio sono trattabili reticolarmente, alcuni – quelli non artistici, quelli che non sono articolati in parti interrelate, quelli che dialogano solo con se stessi – non sono ancora adeguati per farne nodi di sistemi reticolari

– Gli studi

Ancora oggi nel concepire un’edizione didattica di un testo artistico si parte dall’oggetto di studio, «appendendo» ad esso correlati unidirezionali e dipendenti da esso. I «correlati» sono considerati le note a piè di pagina, non altri testi con cui esso condivide principi di funzionamento, varianti di medesimi modelli logici, né tanto meno studi per far emergere le soluzioni presenti nel testo e principi utilizzati dall’autore per comporlo. In queste edizioni non si distingue tra correlati iso e meta testuali, cioè tra quei correlati che sono allo stesso livello dell’oggetto di studio come suoi complementi (le illustrazioni, la musica) e quelli che contribuiscono invece a spiegarlo, gli studi su di esso. Ogni testo sul testo viene trattato paradossalmente non come uno studio ma come una nota al pari delle illustrazioni, un commento al pari di un’opinione, un giudizio che non esplicita i criteri di giudizio e di conseguenza non è correlato né ad altre parti del testo (da confrontare dallo stesso punto di vista), né ad altri studi, né alle teorie presupposte. E le correlazioni che vengono create dal testo sono solo quelle esplicite, automatiche e immediate (e perciò non informative) che può fare anche una macchina (i riferimenti dichiarati). Gli studi sui testi, come accade fin troppo spesso nel mondo analogico, non sono condotti scena per scena ma piuttosto usano solo alcune scene come esempi per giustificare teorie presupposte o meglio pregiudizi ideologici e luoghi comuni. Per tutte queste ragioni questo tipo di studio (che non dovrebbe neppure essere chiamato studio) non può entrare a far parte dei nostri sistemi. Per le stesse ragioni quei manuali che forniscono giudizi senza esplicitare i criteri di giudizio, che non presuppongono teorie ma luoghi comuni, che cambiano implicitamente i criteri di giudizio per ogni oggetto di studio o parte di esso senza dare all’utente la possibilità di rifare i conti in tasca allo studioso e di applicarne gli insegnamenti, che implicano solo l’apprendimento mnemonico dei giudizi forniti dallo pseudo-studioso, non possono essere né trasformati né inclusi in sistemi di studio digitali perché non possono essere «reticolarizzati».

– I presupposti teorici degli studi

Se le teorie presupposte di uno studio non sono esse stesse rigorizzate ma vengono adattate agli studi come fa comodo agli pseudo-studiosi (vedi il metastudio di Cirese sull’uso inadeguato della logica booleana da parte di Claude Levi-Strauss) non sono reticolarizzabili e perciò non possono entrare a far parte dei sistemi di studio

– Le edizioni

Quelle edizioni digitali relative ai nostri oggetti di studio che non consentono accessi dall’esterno, che criptano i dati, che non offrono articolazioni e ancore nel testo, che sono leggibili solo con lettori specifici, non solo non aiutano le attività di studio e ricerca e le attività educational come la nostra, non solo non supportano lo sviluppo dei nostri Sistemi ma addirittura lo ostacolano, presumendo che i fruitori siano pirati e che l’unico modo per fruire i testi sia autonomamente e linearmente. 

Quelle edizioni che accumulano documenti come semplici archivi gerarchici di file separati e autonomi non aiutano lo studio delle correlazioni e non valorizzano i dati di archivio se non come rarità per collezionisti e feticisti; per questi motivi non possono entrare a far parte dei nostri Sistemi di studio

– Le modalità di distribuzione dei contenuti online

Le piattaforme i cui contenuti sono visibili uno ad uno solo continuativamente e linearmente, proponendo unicamente una fruizione da spettatori in sala, non aiutano lo studio, ma presuppongono che i loro utenti siano solo interessati all’intrattenimento. La maggior parte di queste piattaforme, a parte alcune specializzate, non considerano affatto i classici e neppure mantengono online i propri titoli, ma privilegiano le novità e i contenuti che garantiscono un successo di massa. Analogamente quelle edizioni su disco che presentano contenuti criptati e irraggiungibili utilizzabili solo per la visione continua e lineare, e considerano pirata colui che estrae le tracce per poterle rendere gestibili come file articolati e correlabili dall’interno di un Sistema di Studio costituiscono un freno e un ostacolo per il nostro lavoro educativo e formativo, e per la realizzazione dei Sistemi di Studio Reticolare

In sintesi, per poter continuare a fare le cose che potete apprezzare studiando nella nostra Edumediateca e nella nostra Scuola, dobbiamo affrontare una quantità di ostacoli posti proprio da coloro che vorremmo come nostri partner, coloro che in un mondo attento alla crescita culturale dovrebbero prevedere e facilitare attività come le nostre.