La Scienza Segreta dell'Arte Narrativa

Il nuovo Portale dell’Istituto MetaCultura dedicato allo Studio della Narrazione Artistica in ogni Forma Espressiva. Un Ambiente educativo e formativo rivolto a chiunque, per passione o professione, voglia scoprire e apprendere, insegnare e praticare la lezione metodologica racchiusa nelle opere dei Maestri.

Le avventure straordinarie del burattino senza fili

Il progetto è stato in parte sviluppato per una messa in scena realizzata nel 2008, in collaborazione con il Teatro La Fenice, nell’ambito dei progetti educational del Teatro stesso durante una stagione  formativa particolarmente fertile.

L’idea di fare uno spettacolo dal testo di Collodi non è certamente una novità. Ogni anno si realizzano spettacoli in ogni forma, dal balletto al musical al film con attori e di animazione, ma in ogni caso sempre «riducendo» l’opera di Collodi, interpretandola in una chiave ideologica e pedagogica che non onora ma piuttosto disonora il progetto narrativo ed educativo di questo grande autore che ha dedicato la sua vita e la sua opera all’infanzia maltrattata … anzitutto – vorremmo aggiungere noi – da tanta pessima pedagogia così come da tanta pessima narrativa.

Il nostro progetto valorizza la struttura reticolare intrinseca al progetto collodiano, concepito in una quantità di piccole storie correlate e correlabili tra loro attraverso una molteplicità di punti di vista, a cui lo stesso Collodi ha dato voce moltiplicando i personaggi che si incontrano e si scontrano con il protagonista dalla molteplice natura umana artificiale e magica: lo spiritello finito in un tronco modellato con le fattezze di un bambino per dare al bravo artigiano Geppetto la grande illusione di aver realizzato la marionetta perfetta.

Il nostro spettacolo dà rilievo a tutte le storie dei personaggi che si imbattono con o si prendono cura de «la marionetta senza fili»; e si sofferma sulle diverse reazioni che ciascuno di essi ha, in seguito all’incontro: come pensa, cioè, di sfruttare opportunisticamente o aiutare disinteressatamente lo strano personaggio, e in ogni caso come quell’incontro incida sulla sua  vita.

Ogni personaggio diventa infatti «protagonista», insieme a Pinocchio, di una breve o lunga storia in cui l’incontro con il personaggio dalla doppia natura lo costringe a ripensare alle proprie convinzioni e abitudini, e a fare delle scelte che finiscono inevitabilmente per disambiguare la propria doppia natura fatata/umana o umana/bestiale.

Pinocchio, in questo spettacolo, non è sempre «soggetto» delle avventure che lo coinvolgono; alle volte è «oggetto» delle azioni e ostacolo nelle avventure degli altri personaggi.

Ognuno dei co-protagonisti, accompagnandosi alla marionetta senza fili, si guadagna un posto nel racconto grazie alle sfide interiori che deve affrontare nel  relazionarsi con quello.

Gli spettatori dello spettacolo, grazie alla nostra messa in scena  hanno modo di comprendere «le ragioni» che muovono i personaggi che, nelle innumerevoli riduzioni sceniche, sono invece piuttosto spesso rappresentati in modo stereotipato, come caratteri senza conflitti, mossi da una sola ragione e senza sviluppare il carattere complesso che pure Collodi ha donato loro.

Le innumerevoli illustrazioni che hanno accompagnato le edizioni del romanzo sin dalla sua prima edizione, consentono di poter rivelare ogni cambio di stato d’animo dei personaggi e di rappresentare ogni nuova espressione che il racconto  produce stimolando le loro reazioni interiori ed esteriori.

Attribuendo a ciascun protagonista la possibilità di divenire voce narrante del racconto, facciamo emergere aspetti spesso trascurati nella narrazione che rendono ad ognuno di essi la complessità che Collodi ha ricercato curando sotto ogni aspetto la loro caratterizzazione.

La messa in scena sfrutta la compresenza degli attori – che recitano dal vivo – e delle immagini (statiche e animate) che scorrono dietro di loro, creando un irresistibile contrasto ironico tra le parole – con cui i «personaggi voci narranti» cercano di giustificare le proprie azioni – e le immagini delle loro espressioni – che rivelano impietosamente le loro implicite intenzioni.

Nel nostro spettacolo il grande assente sulla scena è proprio Pinocchio, almeno fino all’ultima storia – narrata da lui stesso – in cui egli cerca di spiegarsi e di spiegare agli spettatori come si è trovato a trasformarsi da spiritello dei boschi a marionetta-bambino a bambino in carne ed ossa, attraversando una disavventura dopo l’altra, e come, vestendo finalmente non più solo i panni di un vero bambino, potrà combinare nuovi guai facendo impazzire  i suoi maestri umani e sovrumani.

In tutte le altre scene, quelle costituiscono le premesse dell’epilogo-monologo di Pinocchio in scena (interpretato da un piccolo attore in carne ed ossa) i protagonisti sono i personaggi che hanno avuto la «sventura» di incontrare nel loro cammino il  tronco magico o la marionetta senza fili.

Ognuno di essi racconta come ha conosciuto il burattino senza fili e come ha reagito all’occasione che il destino gli ha offerto di entrare a far pare della vita di un personaggio destinato ad entrare nella leggenda insieme a coloro che l’hanno aiutato, formato o ostacolato, come aiutanti, maestri o antagonisti.

Ognuno dei personaggi coprotagonisti nel nostro spettacolo si fa cantastorie, e racconta a suo modo, dal suo punto di vista la storia parziale, una storia che si interseca, nella mente dello spettatore, con le altre del vasto e complesso labirinto narrativo che Carlo Collodi ha costruito per noi, per farci appassionare alle avventure del suo piccolo protagonista che, a differenza di noi, deve guadagnarsi la sua natura umana.

Lo stesso Geppetto, il Grillo parlante, la Fatina dai capelli turchini, il burattinaio Mangiafuoco, il falso amico Lucignolo, sono così costretti a rivelare le loro intenzioni e le loro reazioni interiori, le aspettative e le delusioni, le soddisfazioni e le frustrazioni con cui hanno vissuto e con cui ricordano la storia che  hanno condiviso con Pinocchio.

L’autore stesso, in scena, dà loro la parola, e commenta dall’esterno le sue decisioni, rimaste incomprensibili ai suoi personaggi.

In questo modo, come già nel sistema di studio reticolare da noi elaborato, mentre raccontiamo la storia di Pinocchio – indirettamente, nello spettacolo , attraverso i suoi interlocutori – raccontiamo anche la storia di come Collodi ha predisposto i meccanismi che fanno funzionare il suo racconto e lo rendono immortale: la storia di un narratore alle prese con il progetto del suo capolavoro.