La Scienza Segreta dell'Arte Narrativa

Il nuovo Portale dell’Istituto MetaCultura dedicato allo Studio della Narrazione Artistica in ogni Forma Espressiva. Un Ambiente educativo e formativo rivolto a chiunque, per passione o professione, voglia scoprire e apprendere, insegnare e praticare la lezione metodologica racchiusa nelle opere dei Maestri.

La commedia dell’amore: le avventurose imprese della progenie di Dongiovanni

Una delle capacità più affascinanti di un bravo cantastorie è quella di farci immaginare come sarebbero andate le cose se la situazione di partenza da cui sono nate le storie fosse stata leggermente diversa.

Ci sono racconti che sono stati concepiti dagli stessi autori proprio in questo modo, come se i protagonisti siano condannati a rivivere la stessa storia in situazioni diverse o abbiano la fortuna di vivere una storia parallela, simile in parte e in parte diversa a quella già vissuta, dovuta alle diverse decisioni che casualmente o oculatamente hanno  compiuto.

È quello che ci siamo trovati a pensare di fronte ad alcuni film di Ernst Lubitsch in cui non solo la presenza di personaggi simili, ma persino l’utilizzo degli stessi attori, ci induce a immaginarli come disavventure di uno stesso personaggio in situazioni diverse, ma non semplicemente successive bensì ipoteticamente e mutuamente esclusive.

Così siamo giunti alla conclusione che un bravo cantastorie potrebbe introdurvi alle disavventure del conte Danilo, l’impenitente dongiovanni a cui Lubitsch ha voluto dare lunga vita estendendo in più film le avventure da lui stesso narrate con la sua straordinaria versione di The Merry Widow.

Il nostro cantastorie potrebbe narrarvi le imprese leggendarie di questo personaggio come frutto dei cambiamenti dovuti ai diversi personaggi-cantastorie che l’hanno preceduto e che hanno voluto immaginare il dongiovanni in situazioni diverse, nessuna delle quali più attendibile delle altre, ma tutte ugualmente divertenti e adeguate per continuare ad esplorare, di storia in storia, il carattere di questo personaggio volubile e poliedrico, e confrontarlo con quello di altri dongiovanni di ogni epoca che ogni scrittore  ha voluto far rinascere per affascinare il suo pubblico.

Il nostro spettacolo multimediale è stato concepito articolando i film di Lubitsch in lunghe sequenze, introdotte, commentate e seguite dalla voce del cantastorie che ci invita a immaginare come se la cavi il conte Danilo passando dalla libertà di un dongiovanni impenitente alla felice o infelice condizione di dover dipendere dai capricci della sua imprevedibile compagna ricca e potente, e ovviamente intollerante nei confronti dei suoi vizi che egli non può certo dimenticare anche nella sua nuova condizione di fidanzato, sposo, principe consorte.

È il cantastorie a introdurci a in The Love Parade per farci immaginare quale potrebbe essere la vita del conte Danilo divenuto Alfred «se» … accettasse di trasformarsi nel principe consorte di quella contessa Mara divenuta Queen Luise, per governare accanto a lei il regno di Marshovia divenuto Sylvania.

È ancora il cantastorie a introdurci a The Smiling Lieutenant per farci immaginare cosa accadrebbe al conte Danilo «se» (cambiando nome, in Niki) si trovasse coinvolto suo malgrado  nell’arduo problema di maritare la figlia del re, e, per equivoco, quella avesse erroneamente interpretato le sue effusioni verso la sua attuale fidanzata come effusioni rivolte a lei.

Ed è ancora il cantastorie a introdurci a One Hour with You (riscrittura musicale del muto The Marriage Circle dello stesso Lubitsch) e a farci immaginare come sarebbe la vita del conte Danilo «se» … divenuto medico, con il nome di Andre Bertier, vivesse in tempi, più vicini a noi spettatori; tempi «moderni», in cui i suoi comportamenti da dongiovanni sono più tollerati, anzi in alcuni casi persino incoraggiati da una cultura che accetta, approva, e persino esalta il ruolo del conquistatore, e tuttavia pone ad esso nuovi limiti da superare e nuove sfide da accettare.

È il cantastorie che ci fa immaginare cosa accadrebbe «se», proprio quando il dongiovanni finalmente pensa di aver trovato un equilibrio con la sua disinibita consorte, venisse preso di mira, corteggiato e provocato da un dongiovanni in versione femminile. Così assistiamo curiosi e preparati al divertente contrappasso per cui il predatore diviene la preda consenziente di una implacabile Mitzi, costretto a fare i conti con la sua coscienza e con i rischi di perdere ciò che ha ottenuto finalmente e paradossalmente con il matrimonio: trasgredire con la propria moglie.

Lo stesso cantastorie ci guida in questa trasformazione del mondo del Music Hall dai fasti proibiti della Belle Epoque parigina alle consuetudini liberali di una metropoli, dove ritroviamo lo stesso protagonista, già frequentatore in un suo passato possibile dei piaceri offerti da Chez Maxim, sempre interpretato dal grande Maurice Chevalier, lui stesso chansonnier e tombeur-de-femmes, questa volta alle prese con protagoniste sue degne avversarie, una moglie tutt’altro che intimorita e pudica, e una vera cacciatrice di uomini capace di competere con le sue consolidate strategie di dongiovanni.

Il nostro spettacolo propone l’eccezionale visione di film che di solito – quando vengono disseppelliti dagli archivi per ricorrenze e nostalgici omaggi – sono presentati separatamene tra loro. Qui invece, grazie alle correlazioni che abbiamo scoperto e reso esplicite, vengono trattati come parte di un unico labirinto narrativo che ipoteticamente ci fa viaggiare nello spazio e nel temp alla scoperta delle sfumature e delle trasformazioni dell’animo del  protagonista e dei suoi degni partner.

E grazie all’abilità del cantastorie possiamo agilmente saltare da una parte all’altra del labirinto, inseguendo e riannodando i fili invisibili che collegano ogni sua parte, i capitoli che lo compongono.

Lo spettacolo grazie alla sua architettura reticolare consente di introdurre adeguatamente gli spettatori all’universo narrativo labirintico di un maestro dei maestri come Ernst Lubitsch. In questo modo chi non conosca l’opera di Lubitsch o chi la conosca solo frammentariamente può apprezzare le soluzioni narrative ed espressive di questo autore come raffinati giochi di variazioni sul tema.

Intendiamo infatti utilizzare il piccolo labirinto costruito con lo spettacolo per creare un  ingresso adeguato a più ampi e complessi labirinti: a quello delle storie narrate da Lubitsch e dai suoi allievi  impliciti ed espliciti, e a quello delle storie di dongiovanni di cui il teatro di prosa e il teatro musicale si sono appropriate facendo nascere e rinascere il personaggio Dongiovanni con nomi diversi e in epoche diverse prima di passare il testimone al cinema. Un complesso sistema di variazioni, quello su Don Giovanni da sempre supportato da una novellistica che di Dongiovanni canta le gesta e non gli permette di avere pace eterna ma fa di lui persino un diavolo custode dei nuovi aspiranti dongiovanni.

Così dal labirinto Lubitschiano passiamo a un labirinto più ampio in cui tanti autori, letterari, teatrali e musicali aiutano il nostro cantastorie a narrare le gesta di questo personaggio immortale destinato all’immortalità sin dalla sua nascita leggendaria.