Destinatari e Utilizzatori
L’attività dell’Istituto non sarebbe mai nata né avrebbe continuato ad esistere fino ad oggi senza una comunità di utilizzatori, finali e intermedi, e senza alcuni partner istituzionali diretti e indiretti che l’hanno supportata in diversi modi, non sempre comprendendola e a volte persino ostacolandola, volontariamente o involontariamente, perché essa si è sempre discostata dalla politica e dalle linee programmatiche degli Enti che attuano o determinano la politica culturale ed educativa nei luoghi in cui cerchiamo di diffondere la nostra proposta metodologica e i nostri progetti.
Per quanto riguarda gli utenti a cui rivolgiamo i nostri Servizi e Prodotti dobbiamo anzitutto fare una distinzione tra A) gli utilizzatori in ambito educativo che possono servirsi dei nostri Strumenti per favorire la crescita intellettiva dei loro allievi attraverso lo studio della narrazione artistica; e B) gli utilizzatori adulti in ambito formativo personale che possono trovare nei nostri strumenti un valido ausilio per non smettere di crescere e per affrancarsi dalle offerte scadenti della cultura di massa; e C) gli utilizzatori professionisti in ambito formativo autoriale che possono servirsi dei nostri strumenti per acquisire nuove capacità e migliorare la qualità della loro produzione artistica.
Riguardo gli utilizzatori in ambito educativo dobbiamo distinguere tra quelli intermedi e quelli finali, e poi ancora tra i ragazzi e gli adulti.
Noi di solito consideriamo come destinatari educational dei nostri servizi e prodotti gli utenti singoli, non le Istituzioni, dal momento che proprio gli utenti insoddisfatti di ciò che hanno ricevuto dalle Istituzioni educative sono coloro che risultano più motivati a non perdere l’occasione che offriamo loro di utilizzare «Sistemi di Studio» che soddisfino e addirittura superino le loro aspettative. Sono i singoli utenti che avvertono la necessità di accrescere gli strumenti in loro possesso, per poter imparare come si fa e come si studia arte con la scienza, e, conseguentemente, per poter insegnare quello che loro stessi hanno appreso, con il nostro aiuto, dai capolavori dell’arte narrativa. Sono loro, nonostante tutto e a volte persino in contrasto con le Istituzioni per cui lavorano, a trovare ancora delle valide ragioni per intraprendere un’attività di studio e di sperimentazione che dia loro i risultati che cercano. È dunque anzitutto a questi utenti che rivolgiamo i nostri servizi educativi: a coloro che hanno modo di testare ogni giorno, con i propri figli, nipoti, allievi, l’inadeguatezza dell’offerta formativa istituzionale, e che quindi sono sempre alla ricerca di qualcosa di più efficace, anzitutto per formare loro stessi, e poi per poter seguire personalmente sia i loro cari sia altri potenziali allievi bisognosi di crescere. Sono loro che, sperimentando in prima persona, possono giudicare e testimoniare l’adeguatezza dei nostri strumenti per stimolare e coltivare la loro stessa crescita e quella dei loro piccoli e grandi allievi.
Il nostro primo obiettivo in ambito educativo è quello di portare un contributo all’educazione e alla crescita delle nuove generazioni; di conseguenza ci rivolgiamo agli insegnanti, alle famiglie, ma anche a tutti gli educatori che già operano o che intendono operare in contesti educativi critici, senza adeguato supporto, e offriamo loro gli strumenti adatti per occuparsi della crescita intellettiva dei loro ragazzi. Vogliamo fare in modo che tutti gli educatori, già nei primi 12 anni di vita dei loro allievi – gli anni fondamentali per lo sviluppo dell’intelligenza – possano disporre degli strumenti e degli oggetti più adeguati per stimolare le loro menti ancora ricettive come spugne, per rendere iperattive le loro sinapsi, per insegnare loro a «connettere» sia attraverso attività analitiche che attraverso attività sintetiche condotte su oggetti di natura artistica.
Questo piano non può essere attuato senza formare gli stessi educatori. Se genitori e parenti si trovano spesso nelle condizioni di non riuscire ad aiutare i loro ragazzi, nondimeno, gli insegnanti e i volontari che operano in contesti difficili, si trovano a loro volta spesso impreparati a causa una formazione pedagogica, settoriale, contenutistica, ideologica, che non può consentire loro di aiutare i ragazzi a sviluppare l’intelligenza.
È questa la ragione per cui i primi interlocutori in ambito educativo sono gli «utilizzatori intermedi», quelli a cui affidiamo i «Sistemi di Studio Reticolare» – dopo averli formati attraverso i Sistemi stessi e i nostri Cicli di Lezioni online – affinché ne facciano buon uso con i loro allievi.
È anche chiaro che in assenza di educatori preparati e desiderosi di rimettersi in gioco per poter utilizzare al meglio i nostri strumenti (anziché considerarli come dei sostitutivi di loro stessi), noi possiamo rivolgere i Sistemi direttamente agli «utenti finali», certi che i bimbi, per la loro curiosità e la voglia di mettersi alla prova, sapranno come utilizzare – anche se non pienamente – i nostri strumenti cognitivi.
In questi anni abbiamo offerto i nostri Sistemi anche ad organizzazioni internazionali che si occupano di portare aiuto a quei ragazzi che hanno perso tutto in circostanze disastrose e che a nostro avviso avrebbero bisogno – oltre che di una coperta e di cibo – anche di qualcosa di meno utile ma più bello, informativo e formativo, non semplicemente per svagarsi, ma per giocare sviluppando la curiosità conoscitiva e la voglia di imparare a fare cose che la natura umana non permette loro di sapere già fare. E con questa convinzione, suffragata da tante esperienze positive nostre e dei nostri partner, continueremo a rivolgerci sia ai singoli operatori sia alle organizzazioni che intervengono con grande generosità e altruismo in situazioni di emergenza e in contesti sociali di grande disagio. Tuttavia non è sempre facile affiancarci con i nostri contributi educativi a chi non di rado pensa che portare conforto e stimoli all’animo spesso già ferito di ragazzi in età in cui hanno bisogno di crescere intellettivamente e di iniziare a scoprire la bellezza dell’arte debba venire dopo – e non insieme a – la soddisfazione dei bisogni primi e all’erogazione delle cure per garantire la crescita fisica e la salute dei ragazzi.
Più in generale ci appare incredibile quanto ancora sia sottovalutato dagli adulti e dagli stessi educatori il problema della crescita intellettiva e morale dei ragazzi proprio in quel periodo cruciale in cui essi hanno bisogno di mettere in moto le capacità elaborative, di esercitarle e svilupparle, non solo di allenare il loro fisico, di nutrirsi bene e di socializzare con altri ragazzi in attività “ricreative”.
Creando il nuovo «Ambiente di Studio» online che abbiamo chiamato “Edumediateca per la Didattica dell’Arte Narrativa”, abbiamo pensato di coinvolgere nel nostro piano educativo anzitutto quegli educatori in senso lato (non solo quelli che educano per professione) che hanno intenzione e modi per occuparsi di alcuni ragazzi e di seguirli almeno nel periodo più cruciale per la loro crescita. Ad essi – insegnanti, genitori o parenti, operatori sociali – purché abbiano a cuore la crescita dei loro piccoli cari, rivolgiamo questo servizio con grandi speranze e poche richieste, pregandoli di indicare il loro nome e quello degli allievi di cui intendono prendersi cura, in modo da entrare a far parte della comunità a cui offriamo i risultati delle nostre ricerche e a cui chiediamo di collaborare con noi per migliorare i nostri servizi.
I nostri Sistemi di Studio Reticolare sono infatti pensati per un ragazzo curioso e desideroso di accrescere le proprie conoscenze e le proprie competenze; ma il loro migliore utilizzo è certamente quello che può farne in compagnia di un adulto che lo aiuti a esplorare, entro un racconto e al di fuori di esso, tutti i correlati che può scoprire grazie agli strumenti di studio acquisiti attraverso i nostri Sistemi.
Chiunque stia accanto al nostro destinatario finale può aiutarlo a sfruttare ogni occasione che i nostri Sistemi gli suggeriscono di cogliere, e può inserire al momento giusto nuovi stimoli per indurlo scoprire e a studiare quello che i nostri Sistemi fanno venir voglia di esplorare e di indagare. Un bravo educatore può ottimizzare le innumerevoli opportunità che i Sistemi suggeriscono, non solo per trattare oggetti di studio normalmente non considerati nel curricolo scolastico, ma anche per trattare i medesimi oggetti di studio da più prospettive analitiche, applicando, nello studio, strumenti scientifici normalmente trattati separatamente, come «materie» scientifiche.
Se al contrario gli educatori non rimettono in gioco il loro stesso ruolo e le loro stesse competenze educative, vengono tagliati fuori dal rapporto tra noi e gli utenti finali. In tal caso i nostri Sistemi possono diventare un valido e autonomo strumento educativo per tutti quei ragazzi che non si accontentano e non sono soddisfatti del tipo di educazione o di «maleducazione» che gli offrono i mezzi di comunicazione di massa a cui sono continuamente esposti, che gli offre la famiglia che vuole tenerli occupati per non doversene occupare, e che gli offrono quegli insegnanti che non si preoccupano di suscitare curiosità e interessi prima di tentare di soddisfarli, e nemmeno si preoccupano di ricercare strumenti più adeguati a soddisfarli.
Ma noi vogliamo ancora credere che in ogni famiglia, nel senso più allargato, in ogni comunità educativa scolastica o para scolastica, in ogni situazione di emergenza, ci siano attuali o potenziali educatori desiderosi di svolgere ancora meglio il compito che si sono dati prendendo l’impegno di seguire personalmente alcuni ragazzi. È dunque a loro che offriamo con maggiore fiducia e maggiori speranze i nostri Sistemi, ed è a loro che chiediamo di prepararsi adeguatamente per non sotto-utilizzarli, per non sprecare l’occasione di poter aiutare i loro ragazzi a crescere meglio, facendo loro scoprire il piacere di studiare e praticare la narrazione artistica con la scienza.
I nostri «Sistemi di Studio Reticolare», pur essendo nati per aiutare le famiglie e la Scuola ad educare nuove generazioni di potenziali «umanisti», sono anche pensati per aiutare gli adulti a non smettere di prendersi cura della propria crescita e, nel caso operino in campo artistico, a perfezionare anche la propria formazione professionale.
Ci rivolgiamo quindi agli adulti non solo per richiedere il loro aiuto nella nostra missione educativa, ma anche per fornire loro aiuto nella difficile impresa di continuare nutrire la loro stessa mente nell’era della cultura di massa. Per questo offriamo anche a loro strumenti idonei per liberarsi dai condizionamenti e dagli automatismi che la cultura di massa induce nei suoi consumatori, e al contempo per riscoprire il valore degli insegnamenti universali dei «classici», per avvicinarsi all’arte e alla scienza in modi che sono normalmente preclusi a coloro che non ci lavorano professionalmente da autori e da studiosi.
Per quanto riguarda gli utilizzatori dei nostri sistemi in ambito artistico, autori o aspiranti tali, vale in parte quello che abbiamo detto sopra riguardo a quei professionisti dell’educazione, insegnanti, docenti, operatori sociali, che a diversi livelli si occupano, per vocazione e per lavoro, di insegnare alle nuove generazioni ad amare, studiare, e possibilmente arricchire, quel patrimonio umanistico che purtroppo oggi è considerato da molti vecchio e superato, persino estraneo allo studio e alla pratica delle scienze e delle tecnologie. Tale pregiudizio evidentemente nasce sia dall’ignoranza assai diffusa riguardo la tradizione umanistica e il legame indissolubile che all’interno di essa si è sempre coltivato tra arti, scienze, tecnologie, sia da una cattiva accezione del termine “umanista” stesso, che in passato ha sempre significato quella capacità, non innata, ma conseguita con lo studio, di trattare le arti con la scienza e la tecnologia.
Proprio per questa ragione, dal momento che la formazione umanistica è stata ormai privata di quella componente scientifica e tecnologica che ha reso gli umanisti del passato capaci di creare capolavori di «ingegneria artistica», abbiamo deciso di dedicare parte della nostra attività a «formare i nuovi umanisti del futuro attraverso gli insegnamenti degli umanisti del passato». Attraverso i nostri Sistemi vogliamo contribuire a tramandare quegli insegnamenti universali che non invecchiano con le mode e che non possono essere sottoposti ad accantonamenti storicistici e relativistici. Ridando voce ai grandi maestri della tradizione umanistica, i loro insegnamenti tornano ad essere trattati, all’interno dei nostri «Sistemi di Studio reticolare», come le necessarie, imprescindibili capacità per formare una nuova generazione di autori, studiosi e didatti, in una parola “umanisti”.
Dal momento che tra le nostre finalità di ricerca vi è quella fondamentale di «studiare i principi universali della narrazione e della composizione in ogni campo artistico», abbiamo deciso di creare una “Alta Scuola di Perfezionamento in Narrazione Artistica Poliespressiva” per formare nuovi cantastorie, nuovi librettisti, nuovi compositori, nuovi narratori, per insegnare loro come creare racconti che sfruttino «complementarmente» la compresenza di più forme espressive, o «polifunzionalmente» una sola di esse.
La nostra Scuola non solo non dimentica la lezione dei maestri, ma anzi promuove lo studio di quegli «archetipi narrativi» presenti nelle fiabe, nelle leggende, nella mitologia, di cui purtroppo vengono sistematicamente cancellate le tracce dalla diffusione della cultura di massa. Quest’ultima, non soddisfatta di contribuire all’analfabetismo di ritorno degli adulti, è ormai penetrata a tutti i livelli nell’educazione e nella formazione, dal livello scolare a quello universitario, trasformando le scienze in scemenze, usando a sproposito le parole scienza e arte per nobilitare se stessa come nuova materia di studio, e finendo per creare una nuova generazione di pseudo artisti e scienziati, «mantenuti istituzionali» che non sanno più far nulla se non occupare malamente il posto di coloro a cui cui fino a poco tempo fa ci rivolgevamo con fiducia per apprenderne gli insegnamenti, certi che non avrebbero combinato danni a noi e al nostro Paese.
In questa preoccupante situazione abbiamo voluto creare la Scuola di Arti Narrative proprio per occuparci della formazione di nuovi professionisti in ambito artistico, scientifico, e naturalmente educativo.
Per rendere la nostra Scuola realmente democratica e aperta a chiunque voglia studiare, intendiamo chiedere solo piccolissimi contributi, in forma di donazioni, per condividere con gli stessi tenti le spese necessarie a mantenere in vita la Scuola stessa, ad erogare il servizio agli allievi attraverso la costosa infrastruttura online e offline, e per arricchire la Scuola di nuovi contenuti ogni anno. Inoltre, siccome ci piace pensare che a tutti debba essere data una possibilità, ma al contempo che tutti debbano meritarsela e soprattutto mantenerla, accetteremo e manterremo nella Scuola solo coloro che ci daranno prova di voler davvero formarsi, per crescere, imparando la lezione dei maestri. Gli allievi della Scuola potranno partecipare, come «apprendisti», anche alle attività delle nostre Botteghe. La loro formazione sarà individuale e maieutica, cioè calibrata su ognuno di essi per fare in modo che possano essere sfruttate le loro conoscenze e competenze pregresse, ma anche affrontati uno ad uno i pregiudizi e i presupposti impliciti della loro formazione professionale. Per tutte queste ragioni non potremo dare accesso a molti candidati, ma sicuramente ci adopereremo per seguire i più promettenti, assidui e meritevoli.
Se con l’ “Alta Scuola di Perfezionamento in Narrazione Artistica Poliespressiva” vogliamo contribuire a formare gli autori di domani, con gli altri Ambienti di Studio vogliamo contribuire a formare non solo coloro che potrebbero aspirare a diventare bravi educatori, ma anche un’utenza più ampia, per renderla capace di apprezzare il lavoro dei veri artisti; un’utenza composta da ragazzi e adulti che, studiando, saranno in grado di distinguere e comprendere i capolavori artistici e di non farsi turlupinare dalla cultura di massa.
Per quanto riguarda gli adulti abbiamo pensato a una soluzione formativa adeguata, che non li lasci in balia delle offerte degradanti della cultura di massa, e contribuisca alla loro crescita sia pure in età in cui essa non è più contemplata ma piuttosto data, erroneamente, per scontata. Con il “Circolo dei Cercatori di Tesori nei Territori Inesplorati dell’Arte Narrativa” abbiamo voluto completare le nostre Offerte dando, anche agli adulti non interessati a condurre attività da educatori o a perfezionarsi come narratori professionisti, la possibilità di curare la loro crescita intellettiva affinando le loro capacità scientifiche di comprendere ed eventualmente anche di praticare l’arte narrativa.
Il Circolo, come tutti gli altri Ambienti di Studio che abbiamo creato per voi, offre anche agli adulti la possibilità di accrescere le proprie conoscenze, e contemporaneamente di acquisire nuove capacità per poterle apprezzare. I nostri Sistemi di Studio Reticolare, i nostri Cicli di Lezioni in streaming e la nostra Bibliomediateca contribuiranno a educare e al contempo soddisfare anche il gusto di un adulto ormai assuefatto all’omologazione verso il basso impostagli dai social, dalle mode e dalle offerte culturali dei grandi distributori di contenuti.
Agli adulti che si iscriveranno al Circolo vogliamo offrire non solo l’opportunità di coltivare la loro formazione attraverso la fruizione dei risultati del nostro lavoro, ma anche quella di partecipare a un’attività meritoria di ricerca, di riedizione, distribuzione, e valorizzazione di quelle risorse artistiche necessarie per alimentare la mente ancora curiosa di tutti gli adulti che non si sia ancora rassegnati ad accontentarsi dei menu standardizzati della cultura di massa e a degradarsi per poterli apprezzare. Attraverso il nostro “Circolo” ogni adulto, ancora intellettivamente vivo, potrà trovare sfide da raccogliere, imprese in cui lanciarsi, e premi di cui godere, per ridestare, soddisfare e nutrire bene il proprio animo con quei capolavori della tradizione umanistica – riportati alla luce della conoscenza anche con il suo contributo – che potrebbe non aver mai conosciuto, o aver dimenticato, o non aver apprezzato abbastanza a causa di riduzioni, succedanei, o letture ideologiche.
Per quanto riguarda i partner istituzionali il nostro rapporto con essi è più complicato e a volte contraddittorio. In quarant’anni abbiamo ricevuto diversi tipi di aiuti dalle istituzioni, ma tutti pagati a caro prezzo, come quando, da graditi aiutanti, i nostri partner si sono trasformati in veri e propri ostacoli al nostro lavoro, abbandonandoci in corso d’opera una volta compreso che non saremmo stati conniventi con le loro politiche diseducative, propagandistiche e affaristiche, perché eravamo troppo legati agli ideali donchisciotteschi del non profit. In alcuni casi ci hanno addirittura combattuto e screditato usando tutto il loro potere per evitare che le nostre proposte, i nostri progetti, i nostri Sistemi giungessero ai loro utenti e finissero per smascherare – attraverso il democratico confronto – l’inconsistenza e l’inadeguatezza delle loro offerte.
Tuttavia per anni abbiamo collaborato con quelle istituzioni – soprattutto teatrali – che per alcuni momenti si sono preoccupate della formazione del loro pubblico e dei loro autori e operatori, ma in troppi casi aspettandosi (per l’equivoca confusione tra «formazione» e «promozione») che con le nostre proposte e i nostri Sistemi avremmo promosso la diffusione dei loro prodotti, bisognosi di pubblicità come tutti i prodotti scadenti, e perciò inevitabilmente destinati a uscire sconfitti dal confronto impietoso con i capolavori classici di cui ci occupavamo nei nostri Sistemi.
Consideriamo un esempio ipotetico ma esplicativo: un Ente Teatrale ci propone di sostenere lo sviluppo di un nostro Sistema di Studio Reticolare, a cui è particolarmente interessato perché dedicato a un’opera di Shakespeare o di Verdi che intende mettere in scena. Vedendo i prototipi di altri Sistemi da noi realizzati l’Ente si è convinto che gli insegnanti e i loro studenti, il pubblico e i professionisti che fruiranno delle nostre lezioni, dei nostri Sentieri Esplorativi, e del nostro Sistema Cognitivo dedicato all’opera in Programma, potranno essere invogliati e preparati a godere della nuova messa in scena, realizzata o ospitata dal Teatro stesso. Fin qui nulla di male, a parte il fatto che, essendo noi in pochi e con poche risorse, di solito non riusciamo a realizzare un Sistema nei tempi estremamente stretti con cui un Teatro pretenderebbe di ottenerlo per usarlo in tempo per i suoi scopi «promozionali». Ma ipotizziamo di riuscire nell’impresa, perché, incidentalmente, abbiamo un nostro progetto avviato tempo addietro, proprio su quel titolo, che non siamo riusciti a completare per mancanza di fondi, e che ora, grazie al contributo del nuovo partner, possiamo finalmente portare a termine e distribuire. Secondo voi, che cosa mai accadrà dal momento in cui gli utenti del Teatro avranno a disposizione il nostro Sistema e le nostre lezioni, e potranno scoprire e apprezzare le complesse strategie del dramma composto da Shakespeare (o da Verdi …) nonché le meravigliose soluzioni presenti nelle messe in scena dei grandi registi da noi selezionate per rappresentare adeguatamente, all’interno del nostro Sistema, le straordinarie soluzioni narrative shakespeariane (o verdiane …)? Quegli utenti finiranno per confrontare ciò che hanno appreso attraverso i nostri strumenti formativi con quello che la nuova produzione teatrale potrà offrire loro; e in molti casi potrà accadere che quest’ultima finisca per essere penalizzata, anziché promossa, dalla comparazione scientifica che il nostro Sistema sollecita e aiuta a fare tra A) le soluzioni narrative ed espressive presenti nel testo di Shakespeare (o di Verdi …), B) le soluzioni interpretative presenti nelle messe in scena da noi ricercate e messe a disposizione dell’utente stesso per lo studio sistematico dell’opera, e C) le soluzioni approntate dall’autore della messa in scena proposta dal Teatro, con cui ha voluto “attualizzare”, “rivisitare” e “dissacrare” il capolavoro di cui gli spettatori – grazie a noi e paradossalmente al Teatro che ci ha aiutato a realizzare il Sistema – hanno potuto apprezzare le numerose qualità, non ritrovandole poi nella messa in scena proposta dal Teatro. Di conseguenza, come pensate che il Teatro giudicherà il nostro «adeguato» apporto all’educazione del gusto del suo Pubblico, a fronte del nostro «inadeguato» apporto alla promozione dei titoli del suo Cartellone?
Avrete ormai capito che il nostro non è un lavoro «promozionale» – come i nostri partner spesso hanno erroneamente inteso – a meno che non si intenda per «promozione» quella che indirettamente facciamo nei confronti degli autori classici e delle messinscena classiche che – purtroppo – poco importano a quei Teatri che sono solo interessati soltanto a lanciare le loro Stagioni e promuovere i loro nuovi allestimenti, anche se, nella maggior parte dei casi, valgono così poco che non verranno neppure «ripresi», perché non possiedono le qualità per una distribuzione nel tempo e nello spazio che si confronti onestamente con altre produzioni, storiche o coeve, relative allo stesso soggetto.
Detto questo, noi abbiamo continuato a cercare rapporti con rari Enti Culturali illuminati, soprattutto Teatri di Prosa e Musicali, che prevedessero, nei loro piani, investimenti sul futuro degli Enti stessi, che volessero formare una nuova generazione di spettatori capaci di apprezzare la qualità, che non fossero disposti ad abbassare la qualità dei loro spettacoli per inseguire un pubblico reso rozzo, impreparato e incolto dalla cultura di massa. Per far questo abbiamo perso – purtroppo – molto tempo scrivendo centinaia di progetti e andando per anni a inutili incontri con Istituzioni apparentemente interessate, ma con cui non è mai nata o non si è mai sviluppata alcuna, pur auspicabile, vera collaborazione.
Un discorso simile si potrebbe fare a proposito degli Enti locali, a cui per anni ci siamo rivolti proponendo loro di creare nuovi servizi per le loro comunità, di potenziare i servizi delle scuole, dei centri culturali, delle biblioteche e musei sul territorio, di formare i loro operatori e di distribuire sul loro territorio i nostri Sistemi anche e soprattutto via Internet. Ma abbiamo dovuto arrenderci all’evidenza che anche per gli Enti locali il concetto di «investimento sul futuro» è piuttosto difficile da intendere e da concepire. Gli «investimenti» loro li fanno per lo più sul presente, offrendo a pioggia piccoli finanziamenti a quelle realtà che li eleggono o li hanno eletti, che devono tenersi buone per mantenere tutto come è, giustificando la loro miopia con un relativismo ideologico che li porta a concludere che ogni luogo, ogni comunità, deve avere la propria «cultura locale» e accontentarsi di essa; con la conseguenza implicita che ogni ragazzo che vuol crescere e coltivare ambizioni artistiche si trovi costretto ad abbandonare quei luoghi decentrati incapaci di offrirgli di più.
Anche se le opere di cui ci occupiamo hanno una valenza universale, che ci consente di rivolgerci – attraverso Sistemi dedicati – a un’utenza internazionale, abbiamo spesso pensato di proporre agli Enti locali di creare delle Botteghe «locali», anche per valorizzare le risorse artistiche delle città e dei piccoli centri d’arte antica diffuse sul nostro territorio e raccolte in biblioteche e musei. Da tempo pensiamo a luoghi pubblici ove vorremmo persino depositare i nostri archivi di risorse umanistiche, ma soprattutto dove vorremmo creare Botteghe di ricerca e digitalizzazione delle risorse, di formazione di autori e di produzione e distribuzione di Sistemi di Studio Reticolare che possano essere ricavati da quelle e da altre risorse (sparse per il mondo e nella Rete), trasformando tanti oggetti inerti e irrelati in potenti strumenti di diffusione della conoscenza, di educazione e di formazione autoriale. Ma anche in questi casi, dopo tante inutili riunioni e centinaia di progetti che hanno sottratto tempo ed energie alla nostra attività, ci ritroviamo ancora a continuare a conservare preziose risorse umanistiche nelle nostre sedi fisiche private per non farle finire, inutilizzate, dimenticate e sepolte, in un polveroso archivio storico di reperti irrelati raccolti da qualche biblioteca o museo.
Nondimeno in questi anni ci siamo rivolti ad altri Enti apparentemente simili al nostro – Fondazioni, Fondi, Associazioni – che sono nati intorno all’opera di grandi autori assumendosi il compito di tutelarla e di farla conoscere; e quando abbiamo scoperto quali tesori conservavano senza valorizzarli, le abbiamo sollecitate a diventare nostri partner nel trarre strumenti educativi e formativi dalle risorse di cui sono proprietari, eredi, aventi diritto. In molti di questi casi ci siamo dovuti scontrare con l’ottusità di particolari soggetti (non tutti per fortuna) che temono la digitalizzazione e i servizi online per paura di perdere quel potere che hanno e che credono di mantenere fintanto che conserveranno in forma analogica e in luoghi fisici i documenti rari di cui sono gli unici depositari. Questo comportamento apparentemente inspiegabile ci è apparso finalmente chiaro quando abbiamo scoperto che, grazie ai quei documenti, per la semplice conservazione e per qualche conferenza o mostra annua, essi percepiscono un mantenimento dalla politica, la quale a sua volta è interessata a usarli come paraventi per finanziare le campagne di uomini politici che, guarda caso, si celano spesso dietro tali enti (come forse saprete, le “Fondazioni”, nel nostro Paese, sono per lo più implicitamente o esplicitamente «politiche»).
Purtroppo, anche nei casi meno compromessi dalla «politica culturale», abbiamo notato che la maggior parte di queste Istituzioni sono non solo «conservative» ma anche conservatrici. Esse ritengono ancora – nell’Era dell’informazione digitale – che la digitalizzazione, e di conseguenza la diffusione delle informazioni in loro possesso, sarebbe la loro rovina. Perciò offrono solo «consultazione in loco» e per utilizzi che non siano pubblicazioni, perché queste ultime potrebbero sottrarre pericolosamente «valore» ai loro documenti in «copia unica», evidentemente considerati da loro non per il «valore informativo» ma per quello «economico», e per quello feticistico caro ai «collezionisti».
In altri casi abbiamo constatato come tali Enti Custodi, «conservatori» in senso lato, «usino», nel senso deteriore del termine, i nomi degli autori di cui si sentono «rappresentanti in esclusiva», per «promuovere» (pubblicizzare) di tutto, … tranne che la conoscenza dell’opera stessa dell’autore di cui sono indegnamente depositari, di cui non conoscono e di conseguenza non diffondono gli insegnamenti metodologici. Un’attività come la nostra, che aiuta a scoprire la ricchezza intrinseca «nel» lavoro di un autore, «nella» sua opera, «nei» suoi testi, non si concilia con i piani di chi vuole produrre ricchezza economica usando e sfruttando il famoso nome di un autore per lanciare qualunque tipo di prodotto anziché adoperarsi per agevolare la conoscenza della sua opera; quest’ultima finisce paradossalmente per essere ormai conosciuta più per gli oggetti a cui è associata che per le sue qualità intrinseche, offuscate da stereotipi, luoghi comuni e pregiudizi dovuti a una pseudo-diffusione, riduttiva, strumentale e ideologica.
Potremmo anche fermarci a parlarvi di come è stata accolta all’estero (dal momento che in Italia non abbiamo trovato interlocutori) la nostra proposta di sviluppare il progetto incompiuto e più ambizioso di Roberto Rossellini; quello di creare un Sistema di Studio «Poli-Enciclopedico» per correlare i laboratori di ricerca e di progettazione dei grandi umanisti del passato e del presente, e per far conoscere alle nuove generazioni gli insegnamenti dei maestri della nostra tradizione umanistica. L’ossessione per il «politicamente corretto» e la confusione ideologica tra «umanesimo» e «colonialismo», che hanno portato addirittura all’iconoclasta “Cancel Culture”, hanno fatto sì che anni di inutili sforzi, di innumerevoli riunioni e apparenti interessamenti da parte di Università e altre Istituzioni Culturali di promozione della tradizione umanistica all’estero, siano serviti solo a farci capire quanto sia più arduo il nostro lavoro, quanti falsi amici circondano la nostra attività, pronti a ostacolarla piuttosto che ad aiutarla.
Noi siamo sempre alla ricerca di un Ente – locale o nazionale o internazionale – illuminato che voglia essere nostro partner nella creazione e nel sostegno di una realtà, insieme fisica e digitale, capace di attrarre attenzioni a livello internazionale, ma anche di offrire un servizio locale e di diffondere i risultati del nostro lavoro; insomma una sorta di «Biblioteca-Museo-Laboratorio» dedicato ai maestri della tradizione umanistica sotto la guida virtuale di umanisti contemporanei come Roberto Rossellini o Alberto Cirese, di cui non solo conserviamo gli archivi digitali, ma stiamo realizzando i loro progetti incompiuti – irrealizzabili senza le più adatte tecnologie e senza un lavoro di équipe come il nostro – per fare della loro opera un innovativo strumento di studio oltre che un interessantissimo oggetto di conoscenza.
Un Museo della Tradizione Umanistica sotto la guida di Roberto Rossellini, Alberto Cirese, e di altri umanisti contemporanei (come ad esempio Henri Laborit, Italo Calvino, Stefan Zweig …) che sia anche un Laboratorio di ricerca, progettazione, diffusione dei «Sistemi di Studio Reticolare» che potranno essere tratti dalla correlazione tra gli archivi dei grandi maestri della tradizione umanistica – senza per questo doverli raccogliere tutti in loco ma creando virtuose partnership con altri Enti depositari di grandi archivi – sarebbe per noi la realizzazione di un sogno che al momento ci appare ancora irrealizzabile, data la situazione culturale di degrado in cui versa il nostro Paese e in cui sembrano versare anche i Paesi con cui abbiamo cercato di stabilire proficue collaborazioni. In questi anni non abbiamo mai smesso di provarci, ma la morte di nostri maestri e sostenitori, e le impreviste cadute di amministrazioni illuminate, a livello locale, hanno fermato molti progetti quando ancora erano allo stato di elaborazione.
Un altro nostro sogno nel cassetto sarebbe quello di creare una grande Bibliomediateca educational audiovisiva di risorse teatrali e cinematografiche da mettere a disposizione di chi, come noi, ne ha bisogno per poter creare Sistemi di Studio Reticolare che possano far ricavare insegnamenti metodologici da quelle opere, ma anche che possano consentire, ai nostri allievi, di poter vedere integralmente e nella migliore qualità le opere che hanno imparato ad apprezzare (frammentate, correlate e a bassa risoluzione come previsto dall’evanescente legislazione per tutelare l’Educational) attraverso i nostri Sistemi di Studio Reticolare. Paradossalmente noi stessi non siamo in grado in questo momento di poter creare un archivio audiovisivo digitale on-line, per lavorare a distanza, senza incappare nelle restrizioni legali dovute alla miopia che lega ancora l’audiovisivo ai supporti, e che impedisce persino di fare un backup on-line a chi possiede copie regolarmente acquisite di tali prodotti.
Per anni abbiamo collaborato con Enti quali Conservatori e Accademie per creare una Scuola-Laboratorio di narrazione e composizione artistica inter-disciplinare che coprisse tutte le forme espressive e che potesse svolgere una funzione formativa nei confronti dei nuovi autori «poli-espressivi», o più volgarmente detti «multimediali», i nuovi librettisti, compositori, cantastorie del futuro; un Centro di ricerca, formazione, progettazione che fosse in grado di produrre nuove opere poli-espressive da aggiungere al patrimonio artistico di opere del passato di grande qualità, che immeritatamente il nostro Paese possiede ma non tutela né valorizza adeguatamente, e soprattutto non è più in grado di arricchire.
In questo sconfortante panorama di partnership ricercate e naufragate siamo riusciti, negli anni, a trovare alcuni compagni di viaggio che ci hanno aiutato per un poco, che ci hanno sostenuto nelle grandi «commemorazioni» e poi abbandonato come se non fossimo più utili per i loro interessi; Enti che ci hanno offerto piccoli finanziamenti, salvo poi ritirarli quando ormai eravamo ormai avanti con lo sviluppo del progetto, avevamo investito i nostri stessi risparmi, e così ci trovavamo costretti a pagare interessi alle banche, non per completare i progetti (che sono rimasti incompiuti per mancanza di fondi) ma per non fallire noi stessi a causa dei nostri investimenti, superiori alle nostre forze.
Insomma, vale sempre il proverbio “meglio soli che male accompagnati”; ma noi non smettiamo di ricercare partnership, sperando che a capo delle Istituzioni del nostro Paese – e di quei Paesi che potrebbero essere partner ideali per le opere che custodiscono – non finiscano soltanto soggetti interessati a razziare tutto quello che possono prima di completare il loro mandato, a «collocare» parenti e amici, e a ricercare esclusivamente successi di interesse turistico e stagionale che possano far parlare subito di loro, anziché investire in progetti i cui frutti verrebbero raccolti dopo di loro, quando ormai avrebbero passato le redini ai loro successori.
Incredibilmente gli aiuti più concreti che abbiamo ricevuto in questi anni – da parte di Enti che solo indirettamente possiamo considerare nostri partner – sono quelli che provengono dalle aziende sviluppatrici di software e hardware, che in molti casi hanno riconosciuto il valore educativo della nostra attività, offrendoci sconti e concessioni di mezzi tecnologici costosi senza guadagnare nulla, al solo scopo filantropico di poter contribuire alla riuscita delle nostre imprese non profit.
Premesso che, nella scelta degli oggetti artistici e scientifici di cui ci occupiamo e delle tecnologie che utilizziamo per realizzare i nostri Sistemi, l’unico criterio da noi adottato è quello della qualità, ci fa piacere contribuire – indirettamente – a promuovere sia l’opera degli autori di cui ci occupiamo, sia i mezzi tecnologici che utilizziamo, che testiamo, che «stressiamo» per trarne usi non previsti dagli stessi sviluppatori.
Sin dalla nascita l’Istituto ha cercato di collaborare – per necessità – con quanti si occupavano di sviluppare tecnologie di cui loro stessi non immaginavano le possibilità di utilizzo che noi ne avremmo ricavato. Spesso ci siamo proposti come «beta tester», altre volte lo siamo stati di fatto, e altre ancora abbiamo collaborato direttamente alla realizzazione delle tecnologie che utilizzavamo, come accade da sempre a qualunque umanista che inventa o migliora gli strumenti del proprio lavoro. Anche per questo motivo abbiamo deciso di investire parte del nostro tempo a ideare strumenti tecnologici software più adatti allo sviluppo dei Sistemi che progettiamo e realizziamo.
Invero fino ad oggi, a fronte dell’inesistenza di tecnologie adeguate, abbiamo sopperito con un impegno costante nel ricercare, anche in strumenti d’uso comune, possibilità di sfruttamento al di là di quelle previste dagli sviluppatori; e spesso abbiamo fornito loro la nostra competenza per migliorare i loro software. Per nostra disgrazia abbiamo creduto nella lungimiranza di alcuni progetti tecnologici che invece sono naufragati, non tanto per i limiti di quelli, quanto piuttosto per la scarsità di utilizzatori sul mercato. Agli inizi della nostra avventura digitale abbiamo creduto nella scelta coraggiosa di Apple di distribuire lo strumento software “Hypercard” insieme alle sue macchine, quando invece tutti investivano soltanto in “suite” software che replicavano digitalmente gli strumenti da ufficio. Ma ci siamo scontrati con il presupposto ideologico che gli strumenti tecnologici servano solo a realizzare prodotti comunicativi adatti per presentazioni aziendali e pubblicità con cui i venditori promuovono la loro merce.
Per anni ci siamo intrattenuti con ideatori e sviluppatori di software, soprattutto statunitensi, in quel campo dell’«intertestualità» del quale il nostro lavoro ha sempre costituito lo stato dell’arte, ma ci siamo arresi infine di fronte alla loro miopia, dovuta agli automatismi che avevano acquisito lavorando nell’editoria tradizionale, che impedivano loro di ripensare i presupposti impliciti del loro lavoro.
Abbiamo passato molti anni viaggiando e mostrando i nostri prototipi in occasioni internazionali, dalle più grandi vetrine dell’ editoria e della tecnologia, a musei, biblioteche, università di tutto il mondo interessate alle possibilità di creare manuali reticolari, mostre interattive, spettacoli multimediali che si avvalessero di quella «reticolarità metodologica e tecnologica» che costituisce una costante e un tratto distintivo della nostra ricerca. I nostri prototipi che ci avevano permesso infatti di diventare rapidamente – e di continuare ad essere, senza interruzioni – lo stato dell’arte nella ricerca sui nuovi strumenti «ipermediali» di supporto allo «studio interattivo e-learning», prima offline poi online.
Con gli anni abbiamo abbandonato i falsi compagni di strada, per sentirci ancor più vicini ai pochi, come Theodor Nelson, che ancora continuano a coltivare l’utopia di un editoria non solo «senza supporti» – come noi abbiamo sempre sostenuto fin dall’apparente rivoluzione dei «dischi ottici» – ma anche non «chiusa» in ogni singolo prodotto e capace di generare «reticoli di correlazioni sistematiche» tra strumenti e oggetti di studio, capace di distinguere e al contempo di correlare un oggetto a una pluralità di strumenti di studio e uno strumento di studio a una pluralità di oggetti di studio, di creare stimolanti labirinti narrativi fatti di romanzi o film o drammi correlati indirettamente tra loro attraverso studi che esplicitino non solo le «correlazioni implicite» in base a «principi di narrazione e composizione condivisi», ma anche «i criteri di correlazione», cioè i medesimi principi presupposti teorici degli studi stessi.
In conclusione, siamo nati pionieri e continuiamo ad essere pionieri, creando «prototipi» di possibili collane editoriali digitali, di nuove tipologie di manuali interattivi, di nuovi Sistemi di Studio Reticolare che integrino cose che normalmente, fin dalla scuola, vengono separate tra loro: gli «oggetti artistici» da fruire e studiare, di solito pubblicati separatamente e come materia da intrattenimento; gli «strumenti scientifici» per poterli apprezzare e studiare, di solito pubblicati separatamente come saggi, guide alla lettura, documentari; le «teorie implicite e presupposte negli studi», di solito pubblicate autonomamente in forma di manuali scientifici. Queste ultime, invece, costituiscono invece parte integrante dei nostri «Sistemi di Studio Reticolare», come «criteri di correlazione» e «presupposti teorici degli studi analitici» condotti sui testi oggetto di studio.
È chiaro che con una struttura organizzativa come la nostra, basata sul volontariato, sul tempo cioè che ciascuno di noi può ritagliare per questa attività, ne consegue che solo un numero ridotto di collaboratori può lavorare su ogni progetto. Per queste ragioni ogni «Sistema di Studio Reticolare», per essere completato, richiede anni di lavoro; un lavoro in gran parte ancora «artigianale» o forse necessariamente artigianale. Tuttavia, con maggiori risorse, potremo impegnare un numero maggiore di collaboratori su ciascun progetto. Inoltre potremo standardizzare e automatizzare alcune fasi del lavoro, e servirci a tale scopo di una dotazione tecnologica ancora più sofisticata. In tal modo la nostra attività potrebbe assicurare un numero maggiore di titoli all’anno e potrebbe affidare a delle vere e proprie «redazioni» ed «équipe» ciascun progetto, evitando di dover impegnare gli stessi collaboratori su più progetti. Ma mentre sogniamo di poter raggiungere questo livello organizzativo, ci accontentiamo delle collaborazioni che abbiamo, e delle piccole partnership che otteniamo con il mondo tecnologico.
Inoltre, dopo anni di riflessioni sui danni della «comunicazione» intesa come «promozione», abbiamo concluso che il miglior modo per sostenere la nostra attività, da parte vostra e nostra, sia il vecchio e collaudato «passaparola» tra persone che abbiano conosciuto, provato, e apprezzato direttamente i nostri servizi educativi e formativi, e che dunque possano parlarne con competenza ai loro conoscenti – che si fidano del loro giudizio – invitandoli a testare a loro volta di persona tutti i nostri servizi. Vi saremo grati, perciò, se ci aiuterete, in questo modo, a farci conoscere e a ricercare per noi e con noi i partner più giusti, i nuovi potenziali utilizzatori, e i nuovi potenziali collaboratori.
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